QS World Ranking 2018: MIT n.1. PoliMi al top tra gli atenei italiani
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QS World Ranking 2018, MIT ancora n.1. Tra le italiane brilla il Politecnico di Milano

da | Giu 2018 | News | 0 commenti

Non ce n’è per nessuno: a dominare è ancora una volta il MIT di Boston. Il responso del QS World Ranking 2018, la classifica mondiale delle università stilata da Quacquarelli Symonds, azienda britannica specializzata in educazione e studio all’estero, è incontrovertibile: gli atenei migliori sono sempre quelli statunitensi.

E l’Italia? Pian piano inizia a fare capolino nelle posizioni che contano. Certo, la parte alta della graduatoria rimane ancora lontanissima, ma qualcosa si muove. In questa edizione sono 4 gli atenei tricolori che riescono a entrare nel gruppo dei migliori 200 al mondo. A guidare la pattuglia italiana è il Politecnico di Milano, che si piazza 156esimo.

QS World Ranking 2018: podio tutto a stelle e strisce

L’egemonia delle università americane sulle classifiche internazionali sembra praticamente inattaccabile e anche il QS World Ranking 2018 non fa eccezione. Le prime 4 posizioni sono una faccenda tutta a stelle e strisce. Dietro il MIT, che si conferma al numero uno, c’è nuovamente Stanford. Nessuna variazione rispetto all’anno scorso nemmeno per quanto riguarda la terza posizione, che spetta ancora ad Harvard. Al quarto posto si conferma, invece, il California Institute of Technology (CalTech).

La prima novità del QS World Ranking 2018 è in quinta posizione, dove Oxford sorpassa la rivale storica Cambridge, quest’anno sesta. In settima posizione c’è l’ETH di Zurigo, che balza in avanti di 3 posizioni superando Imperial College di Londra (ottavo), University of Chicago (nona) e  University College di Londra (decimo).

Salgono le università asiatiche

La National University of Singapore (undicesima) e la connazionale Nanyang Technological University (dodicesima) si piazzano appena fuori dalla top ten del QS World Ranking 2018. Sebbene le istituzioni asiatiche non siano ancora in grado di impensierire quelle angloamericane, il divario si va via via colmando e in un futuro non troppo lontano lo scettro di miglior ateneo al mondo potrebbe andare nell’estremo Oriente.

Del resto, il QS World Ranking 2018 registra per la prima volta l’ingresso di un’università cinese tra le prime 20 al mondo. Si tratta della Tsinghua University, che conquista la 17esima posizione. Per il momento, tuttavia, gli atenei angloamericani possono stare tranquilli, visto che in generale fanno registrare più avanzamenti che peggioramenti rispetto alla graduatoria dell’anno passato.

Progressi anche per le università italiane

Dopo anni di delusioni, la classifica QS World Ranking 2018 fa ben sperare per i futuri piazzamenti delle università italiane. In questa edizione sono 30 le istituzioni tricolori che sono riuscite a guadagnarsi uno posto in graduatoria. Di cui ben 4 tra le prime 200 al mondo. E 21 su 30 hanno migliorato la propria posizione rispetto al 2017.

Capofila del drappello italiano si conferma ancora il Politecnico di Milano, che ottiene la 156esima posizione, in salita di 14 posti rispetto all’anno scorso. Undici gradini più in basso, in 167esima posizione, c’è la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che balza in avanti di 25 posizioni e stacca la Normale, con la quale nella passata edizione condivise la 192esima posizione. L’altra eccellenza pisana stavolta si piazza 175esima e supera l’Università di Bologna. All’Alma Mater (180esima) non bastano le 8 posizioni scalate per restare davanti. Scende di due posti, invece, La Sapienza di Roma, passando dalla 215esima alla 217esima posizione. Guadagna 47 posti l’Università di Padova, quest’anno 249esima. Una sorpresa negativa arriva dal Politecnico di Torino, che nel QS World Ranking 2018 va giù di 80 posizioni ed è 387esimo.

In generale, 24 università su 30 migliorano per quanto riguarda la considerazione della comunità accademica internazionale. E 25 crescono sul piano dell’impatto della ricerca. A zavorrare le prestazioni degli atenei italiani nel QS World Ranking 2018 è il rapporto tra numero di docenti e studenti. In questo caso, con l’eccezione di Normale e Sant’Anna rispettivamente (34esima e 68esima al mondo), gli atenei italiani sono tutti fuori dalle prime 600 posizioni.

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