La protesta universitaria ha ripreso la sua marcia nelle città italiane, travalicando stavolta anche i confini nazionali. A Ginevra, infatti, i ricercatori sono saliti sul tetto del Cern, il più grande laboratorio al mondo di fisica come gesto di solidarietà con i ricercatori e gli studenti italiani contro il ddl Gelmini. Dopo l’ennesimo “blitz” ai monumenti italiani realizzato ieri a Firenze, proseguono i sit-in e le occupazioni in altri luoghi “sacri” per la cultura italiana, fra cui spicca una tra le più prestigiose università italiane, la Normale di Pisa.
Come annunciato venerdì al termine dell'”assedio” al Colosseo a Roma, gli studenti hanno ripreso le occupazioni e i cortei nei principali luoghi della cultura e dell’istruzione. I ricercatori hanno occupato l’Università dell’Aquila, entrando nella zona rossa, spostandosi poi nell’edificio di Coppito e bloccando le lezioni e gli esami nelle facoltà di Scienze, Medicina, Biotecnologie, Psicologia, Scienze della Formazione, Lettere.
A destare attenzione è poi soprattutto la solidarietà internazionale dei ricercatori del Cern, parlando della riforma Gelmini come di “un progetto che toglie ai giovani la possibilità di coniugare la programmazione del proprio futuro con il lavorare in un ambiente stimolante e stabile, che subappalta le linee di ricerca a decisioni prese da un Cda in mano ai privati”, accusando soprattutto l’oggettività di cui deve godere la ricerca di base e chiedendo a gran voce al Parlamento italiano di non considerare questa riforma “con leggerezza”.
Occupata stamattina poi la Normale di Pisa, creando disordini inevitabili nel normale svolgimento della didattica, una notizia accompagnata dal sit-in nell’area degli scavi di Pompei, in cui gli studenti, guidati dalla “Rete 29 aprile” hanno appeso striscioni insieme a docenti delle università campane.
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