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Editoriale. Riforma, sul ddl c’è chi dice no

da | Lug 2010 | News | 0 commenti

Fuori dalle aule parlamentari sul ddl di riforma dell’università aumentano le proteste. Sono gli studenti, i ricercatori e i docenti degli atenei statali italiani che da mesi stanno cercando di fermare l’approvazione di un disegno di legge che mette a rischio le sorti dell’università e della ricerca pubbliche. All’indomani della discussione sulla riforma dell’università che ha visto il ddl incardinato al Senato, si inaspriscono le mobilitazioni che già hanno coinvolto gli atenei dall’inizio di luglio. Negli ultimi giorni sono aumentate le iniziative congiunte di professori e studenti in diversi atenei dello stivale.
Esami di notte alla Sapienza ma anche altri segnali forti sono giunti dal mondo delle università pubbliche nelle ultime settimane. Tra i tanti, anche quello dell’Università di Padova, dove alcuni docenti e ricercatori hanno deciso di fare lo sciopero della fame in tenda davanti ai locali dell’ateneo.
Sedute d’esame all’aperto ci sono state – oltre a quelle più note avvenute alla Sapienza di Roma – anche nelle Università Pugliesi, a Palermo, a Napoli, a Torino. Sempre per protesta il Politecnico di Torino ha deciso di ritardare l’inizio dell’anno accademico. In molti atenei sono state invece lette delle mozioni ad alta voce all’inizio delle sedute di laurea, com’è avvenuto ad esempio all’Università di Catania, ma non solo.
Continua inoltre la preoccupazione di rettori e presidi sull’impossibilità di garantire la nuova offerta formativa alle matricole, visti i tagli previsti in finanziaria e considerato che nella riforma che sta per ricevere il definitivo via libera, il problema delle risorse non è affrontato. È della settimana scorsa la lettera dei presidi delle facoltà della Sapienza, che lancia l’allarme proprio sul futuro imminente dell’università.
Un futuro non troppo lontano, quello del prossimo autunno che si prevede più caldo del solito, soprattutto per lo sciopero bianco che sta raccogliendo sempre più adesioni da parte dei ricercatori al blocco delle attività didattiche non obbligatorie per legge. Alcune facoltà, stanno addirittura valutando l’ipotesi di bloccare le immatricolazioni per il nuovo anno accademico.
A questo si aggiungono le dichiarazioni appena rilasciate dall’UDU, l’unione degli universitari, che ha chiesto l’immediato ritiro del ddl, perché “rischia di seppellire l’università pubblica”, dice Giorgio Paterna, coordinatore nazionale UDU.
Tra i punti più contestati della riforma, il non riconoscimento dello status giuridico dei ricercatori e la loro trasformazione definitiva in lavoratori a tempo determinato, l’introduzione dei privati nei consigli d’amministrazione, la razionalizzazione dell’offerta formativa che vedrebbe la morte di molti corsi di laurea definiti “inutili“, i nuovi meccanismi di reclutamento dei docenti.
A Catania i docenti leggono un messaggio a studenti e famiglie prima delle sedute di laurea in Fisica, guarda il video:
[youtube]yk57Ev2Ph3I[/youtube]

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