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Per essere felici non serve essere milionari: bastano 26mila euro all’anno

da | Dic 2013 | News | 0 commenti

Altro che milioni, il picco massimo della felicità lo si raggiunge con circa 26mila euro all’anno. A dirlo sono due economisti italiani, Eugenio Proto della Warwick University in Gran Bretagna e Aldo Rustichini della University of Minnesota negli Stati Uniti, autori di una ricerca subito rilanciata dai media. La cifra indicata rappresenterebbe la soglia di prodotto interno lordo pro-capite che coincide con l’apice dell’appagamento, superata la quale il grado medio di soddisfazione dei cittadini di un Paese inizia poi a scendere.

Lo studio ha mostrato che gli abitanti di Stati con un PIL pro-capite più basso hanno un tasso di felicità che aumenta di pari passo con la crescita del reddito medio, fino a raggiungere il picco massimo quando si raggiungono i 26mila euro all’anno. Una volta giunti a questo livello di benessere, l’appagamento dei cittadini inizia via via a diminuire a causa dell’aumentare delle aspirazioni di ciascuno. Più una nazione è ricca, infatti, più i suoi abitanti tendono a desiderare un tenore di vita più alto, ma non tutti possono permettersi certi lussi, ed ecco che – insieme all’insoddisfazione – iniziano a farsi largo l’ansia e lo stress.

Se per i cittadini degli Stati più poveri il motivo dell’infelicità è non potersi permettere il necessario per vivere, per quanti vivono nei Paesi in cui il PIL pro-capite supera i 26mila euro la molla dell’insoddisfazione è la competizione con amici e conoscenti: “vedendo livelli di maggiore ricchezza attorno a sé, ognuno cerca di tenere il passo con i vicini di casa. Ma – spiega Eugenio Proto – la differenza tra il proprio reddito e i propri desideri di una casa più bella e di beni di consumo di migliore qualità provoca un calo della soddisfazione“.

La ricetta per essere più felici è allora vivere in società nelle quali la ricchezza media è sì elevata, ma anche ben distribuita, in modo che non si ingeneri quello stato d’animo che nello studio è definito gap dell’aspirazione”, ovvero il divario tra il proprio reddito e i propri desideri. I migliori esempi in proposito sono Paesi come la Danimarca, la Svezia e la Finlandia, nei quali la felicità media è piuttosto alta grazie proprio all’assenza di sproporzioni macroscopiche tra le possibilità economiche delle varie fasce della popolazione.

Dai risultati di questo studio si può dedurre che l’Italia non ha ancora raggiunto il massimo della felicità avendo attualmente un PIL pro-capite intorno ai 20mila euro. Insomma, si potrebbe dire che siamo destinati ad essere sempre più felici (almeno finché non toccheremo quota 26mila euro). Ma, con la crisi che non sembra ancora aver allargato la sua morsa, verrebbe da chiedersi se per i prossimi anni non dovremmo aspettarci piuttosto di essere ancora meno soddisfatti a causa di un’ulteriore contrazione della ricchezza media del Paese.

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