Dinosauri sulle Dolomiti: è dei giorni scorsi la notizia del ritrovamento di nuove impronte di animali preistorici intorno ai 3.000 metri di quota sul Monte Pelmo: sulla cresta dello spallone nord-est, tra le nuvole, cinque speleologi e alpinisti hanno individuato a fine estate una possibile pista di orme di dinosauro, impronte tra le più alte finora trovate in Europa. Ipotesi oggi confermata dal paleontologo dell’Università di Padova Matteo Belvedere, 31 anni e un contratto in scadenza che gli renderà difficile portare a termine questa ricerca.
Secondo il ricercatore, le depressioni trovate dal collega geologo Francesco Sauro e dalla speleologa Roberta Tanduo potrebbero essere le tracce di un dinosauro carnivoro di dimensioni medio-piccole e di oltre tre metri di lunghezza, simile ad un Coelophysis. Matteo Belvedere ha parlato con Universita.it di questa scoperta e di come in Italia sia “più difficile trovare un posto fisso che l’impronta di un dinosauro”.
Matteo, immaginiamo che la tua sia stata sicuramente una scoperta emozionante, vuoi raccontarci come è avvenuto questo ritrovamento?
A metà settembre, alla fine di una spedizione speleologica sulla cima del Pelmo, organizzata dall’Associazione La Venta, il collega e amico Francesco Sauro (geologo, dottorando dell’Università di Bologna) e Roberta Tanduo (speleologa) hanno notato una serie di depressioni sub-circolari che mostravano un certo allineamento. Francesco mi ha poi contattato per confermare la loro ipotesi che si potesse trattare di orme di dinosauro. Una analisi preliminare delle foto e dei video conferma questa interpretazione, anche se, per determinare di quale tipo di orma si tratti e che animale possa averla lasciata servono rilievi e studi più accurati. Ulteriori analisi servono anche per determinare con maggiore certezza l’età dello strato con le impronte.
Perché è rilevante da un punto di vista scientifico?
Ogni nuovo ritrovamento di orme aumenta le informazioni sia sulla presenza di questi arcosauri nel nostro Paese, sia sull’evoluzione paleografica dell’Italia. In questo caso, si tratta del secondo ritrovamento in Dolomiti di orme di dinosauro “in situ” e non su blocchi di frana: questo consentirà una datazione precisa. Le impronte sembrano trovarsi in una formazione geologica, la Dolomia Principale, risalente al Triassico superiore e depostasi tra i 230 e i 205 milioni di anni fa. Queste rocce hanno già fatto rinvenire diverse orme, provenienti però tutte dalla parte inferiore (e quindi più antica) della formazione; le orme del Pelmo invece si trovano nella parte alta e perciò più giovane: potrebbero fornire maggiori informazioni sull’evoluzione delle faune dell’area. Inoltre è suggestivo che con i loro 3025 di quota siano sul podio delle orme più alte d’Europa dopo quelle svizzere del Piz Ela (3339 m) e del Mitgel (3127 m).
Quali sono i prossimi step della ricerca e quali i problemi a cui state andando incontro?
I problemi maggiori di una nuova spedizione sarebbero principalmente quelli organizzativi del sostare un paio di giorni in quota e soprattutto del trasporto del materiale per ripulire la cresta dal detrito, effettuare i rilievi icnologici (delle impronte) e geologici e i calchi delle orme. Per fare tutto al meglio sarebbe opportuno l’utilizzo di un elicottero, il cui noleggio al momento è particolarmente oneroso dal punto di vista economico.
Che ne sarà dunque di queste orme di dinosauro?
Sarebbe un peccato rimandare troppo la missione: le orme sono esposte agli agenti atmosferici e potrebbero rovinarsi ulteriormente, con una conseguente perdita di informazioni, se la campagna venisse rimandata troppo a lungo (parliamo di anni). Purtroppo non è possibile trasportare le orme a valle, e saranno inesorabilmente erose dal tempo: quel che la campagna di studio consentirebbe di fare è di effettuare calchi e rilievi 3D che possano essere conservati ed utilizzati oltre che per scopi scientifici anche per scopi divulgativi. Il mio contratto scade a fine 2012: se riuscissimo a organizzare il tutto per la prossima estate sarebbe perfetto. Altrimenti.. beh, in futuro sarei disposto a prendermi qualche giorno di ferie per portare a termine questo lavoro.
Progetto per il tuo futuro di ricercatore?
Purtroppo le possibilità di continuare questo tipo di lavoro, anche in modo precario, in Italia sono esigue. Ma non inesistenti, va detto. Purtroppo non servono solo i soldi dello stipendio ma anche dei fondi di ricerca per poter completare un progetto, e quelli sono forse ancor più difficili da trovare. Se devo essere sincero, il mio futuro lo vedo all’estero, dove è possibile concorrere per dei finanziamenti che includano anche dei fondi di ricerca. Attualmente sto preparando un progetto di ricerca, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Berlino, sullo studio di orme di uccelli viventi e fossili tramite l’utilizzo di tecnologie 3D e modellizzazione digitale.
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Ditemi voi a che cosa serve studiare delle orme di animale oramai non più commestibile… è una perdita di tempo bella e buona!! Suggerisco di investire in un sistema di prenotazione ristoranti automatizzato… (altrimenti come fà a prenotare un tavolo il nostro caro ex-premier?) e focalizzarsi su animali commestibili come le foche ed esemplare “gene XX” della specie Topo. Forza Italia, focalizziamoci sulle cose importanti !!