Fabio Beltram e Chiara Carrozza, direttori rispettivamente della Scuola Normale Superiore di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, hanno indirizzato una lettera aperta al ministro dell’istruzione Francesco Profumo, esprimendo tutta la propria preoccupazione riguardo alla situazione della ricerca nel nostro Paese. Ciò che turba maggiormente i due direttori sono i bandi, pubblicati il 27 dicembre 2011, per i Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin), che rappresentano il mezzo principale per sostenere la ricerca di base negli atenei, e per i fondi “Futuro in ricerca 2012”, utili a favorire l’inserimento dei giovani più capaci nel sistema italiano della ricerca.
Beltram e Carrozza contestano principalmente la procedura di selezione: verrebbero imposte infatti delle limitazioni sia al numero di idee e progetti che ogni singola università può proporre, e analogamente anche al numero di ricercatori che possono indirizzare la propria proposta a uno specifico ateneo. Per i due direttori non si possono mettere tutti i luoghi di ricerca su uno stesso piano. Si rischia di adottare un approccio “quantitativo” che non premia il merito: “La distribuzione delle buone idee non è un fatto statistico che prescinde dalla qualità delle strutture e delle persone”.
Anche la Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLlc) della Cgil non risparmia critiche al nuovo bando Prin. Il sindacato di settore, oltre a criticare le procedure di preselezione, sottolinea che il bando mette a disposizione 175 milioni di euro, risorse originariamente destinate allo sviluppo dell’edilizia universitaria e alle grandi attrezzature scientifiche degli atenei. Viene ritenuto eccepibile anche il passaggio dei progetti da biennali a triennali, incongruente con la scarsità attuale dei finanziamenti.
La Flc punta il dito poi contro la decisione di obbligare le università a selezionare i progetti sulla base di un limite che corrisponde allo 0,75 per cento del numero dei docenti di ruolo. Per l’organizzazione della Cgil in questo modo è una legge a fissare i confini di ciò che sia meritevole o meno.
Il lavoro del ministro Profumo risulta quindi impervio, sia per la delicatezza della della materia, che non tiene mai al riparo da aspre critiche, sia per la difficile congiuntura economica che limita i finanziamenti. Alcuni passi avanti sono stati fatti per ciò che concerne l’assunzione di professori associati, ma è indubbio che il lavoro da compiere per il Miur sia ancora ingente.
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