Emory University di Atlanta: "Leggere romanzi 'potenzia' il cervello"
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Emory University di Atlanta: “Leggere romanzi ‘potenzia’ il cervello in modo misurabile”

da | Dic 2013 | News | 0 commenti

Tra i buoni propositi per il 2014 dovremmo inserire quello di leggere più romanzi. Pare infatti che dedicarsi a tale attività riesca a ‘potenziare’ il cervello in maniera visibile (e misurabile) con appositi strumenti di imaging cerebrale. La notizia in sé non è sorprendente – del resto è ormai un luogo comune che la lettura sia ‘cibo per la mente’ –  ma, il fatto che per la prima volta si sia riusciti a dimostrare che l’impatto positivo del leggere sia osservabile a livello biologico, rappresenta un fatto senza precedenti, che forse potrebbe convincere anche i più scettici a prendere tra le mani, di tanto in tanto, un buon romanzo.

Mentre il numero dei lettori scende progressivamente e inesorabilmente, anche a causa dell’invasione dei gadget tecnologici che fagocitano il tempo libero di molti di noi, dagli scienziati della Emory University di Atlanta arriva la prova che leggere romanzi potenzia le capacità cerebrali in modo facilmente verificabile attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI).

Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain Connectivity e coordinato dal professor Gregory Berns, ha preso in esame 21 studenti universitari, ai quali è stato fatto leggere il romanzo thriller Pompei di Robert Harris, ambientato nel 79 d.C. all’epoca della famosa eruzione del Vesuvio. Una volta iniziata la lettura del romanzo, i volontari sono stati sottoposti a fMRI ed hanno continuato ad essere monitorati per diciannove giorni di seguito. In seguito, per un periodo di nove giorni è stato chiesto loro di leggere alcune specifiche parti del romanzo e gli scienziati hanno verificato che l’avessero fatto attraverso una serie di quiz.

Infine, dopo cinque giorni dal termine della lettura del romanzo, i giovani sono stati nuovamente sottoposti a risonanza magnetica e, comparando i risultati dei diversi esami, è emerso un aumento della connettività nelle aree del cervello denominate ‘solco centrale’ e ‘corteccia temporale sinistra’. Tali zone sono coinvolte nel linguaggio, nella ricettività e nella creazione delle rappresentazioni sensoriali del corpo.

Il dato più rilevante è che il potenziamento di queste aree del cervello è risultato duraturo, in quanto l’aumento della connettività si è mostrato anche quando i partecipanti allo studio non stavano leggendo il romanzo, segno che gli effetti benefici della lettura sono a lungo termine. Secondo i ricercatori, i benefici sarebbero derivanti dal fatto di identificarsi nei protagonisti della storia, meccanismo che causa l’attivazione di determinati neuroni associati alle attività che essi compiono. Insomma, i romanzi fanno bene al nostro cervello perché ci fanno calare nei panni di altri e ‘vivere’ le loro esperienze.

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