Tra i laureati in Scienze motorie dilaga il precariato
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Precariato e stipendi bassi: ecco il futuro occupazionale dei laureati in Scienze motorie

da | Nov 2012 | News | 0 commenti

Per la maggioranza dei laureati in Scienze motorie e dei diplomati ISEF la realtà lavorativa è fatta di precariato e di scarse retribuzioni. Questo è ciò che emerge da uno speciale di Italia Oggi, che ha recentemente puntato i riflettori sulla loro condizione occupazionale. Il mondo del fitness e dello sport in Italia è popolato da molteplici figure dalle competenze più variegate, ma in esso sono spesso assenti proprio i vecchi diplomati ISEF o gli attuali laureati in Scienze motorie.
Tra il personale delle palestre, i personal trainer e i preparatori atletici, infatti, abbondano le figure provenienti da realtà che poco o nulla hanno a che fare con l’università. La riforma dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica, dunque, sembra aver dato frutti  solo sul piano burocratico, senza avere un’effettiva ricaduta nel mercato del lavoro. Secondo i dati 2012 sulla collocazione lavorativa dei laureati del Consorzio universitario Almalaurea, la maggior parte dei dottori in Scienze motorie e dei diplomati ISEF è ancora oggi assorbita nel comparto scuola, a fronte di una piccolissima fetta impegnata nel mondo dello sport. E, quel che è peggio, tra questi ultimi c’è un esercito di precari sottopagati.

A prima vista la situazione dei laureati nelle discipline motorie e sportive sembrerebbe rosea, poiché il loro tasso di occupazione è superiore alla media: a un anno dalla laurea lavora il 67,3 percento dei laureati triennali e il 79,8 dei laureati magistrali (a fronte di una media, rispettivamente, del 44,1 e del 73,3). C’è però da prendere in considerazione un altro dato: l’elevatissima quota di lavoro sommerso, che supera di molto la media degli altri settori occupazionali. E chi non lavora in nero è comunque costretto ad adattarsi ad una condizione di precariato.Tra i laureati in Scienze motorie e i diplomati ISEF occupati nel settore privato, infatti, c’è un dilagare di contratti atipici e di prestazione occasionale e sono moltissimi quelli costretti ad aprire una partita IVA pur essendo un dipendente a tempo pieno. Secondo Almalaurea ad avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato sono appena il 14,7 percento dei laureati triennali e meno del 20 percento dei laureati di secondo livello.
A rendere ancora più difficile la loro situazione c’è il problema del conflitto tra questi laureati e i fisioterapisti, che si era proposto di sanare rendendo i due titoli equipollenti. Le due figure, infatti, hanno sì caratteristiche professionali molto diverse, ma anche tanti punti in comune. Tuttavia, mentre il laureato in Scienze motorie non può operare come fisioterapista, tanti fisioterapisti “invadono” il campo dei professionisti dello sport lavorando in ambiti di loro competenza ed erodendo un’importante fetta del mercato. Essere in possesso di un titolo di studio universitario che certifica specifiche competenze in materia di interventi diretti alla promozione di benessere e prevenzione attraverso l’esercizio fisico e l’adozione di stili di vita salutari, dunque, non sembra una condizione sufficiente per salvarsi dal precariato nonostante nella realtà attuale ci sia sempre più attenzione per queste tematiche.

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