Se si confronta la percentuale con altre aree sviluppate del globo, in Italia ci sono troppo pochi laureati. E per di più le aziende ne assumono una percentuale decisamente bassa. Nel 2011, per esempio, era in possesso di un titolo universitario solo il 12,5 per cento degli assunti da parte di imprese private. Questi dati, riportati nell’annuale rapporto di Almalaurea, denotano come in territorio italiano non s’investa abbastanza in formazione e scolarizzazione.
“Ancora oggi – si legge nella relazione – il confronto con i Paesi più avanzati ci vede in ritardo: 20 laureati su 100 di età tra i 25 e 34″. Davvero pochi se si considera che la media Ocse si aggira attorno ai 37.
In particolare, il più alto numero di persone con il titolo universitario si registra in Giappone, dove le teste con alloro sono 56 su 100. In Italia non va meglio nemmeno tra gli esponenti della classe dirigente e imprenditoriale, più precisamente quella con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni, dove i laureati sono solo 10 su 100.
A ciò si aggiunge un elemento contraddittorio: la scarsa richiesta di giovani qualificati nelle aziende, anche se in Italia sono pochi. Si è notato, per esempio, che la domanda di persone con un titolo universitario aumenta laddove più alto è il grado d’istruzione dei dirigenti. Dipende, anche, dalle caratteristiche dell’impresa, in particolar modo dal suo livello tecnologico. Secondo alcuni dati Eurostat, invece, nel settore privato il numero di impiegati con la licenza media è il doppio della media europea.
Per Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, tutto ciò è riconducibile al fatto che nel nostro Paese s’investe ancora troppo poco in formazione: all’istruzione universitaria, infatti, si destina solo l’1 per cento del Prodotto Interno Lordo. Le cose non vanno affatto meglio nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, cui nel 2009 è stato riservato solo l’1,26 per cento del Pil.
Questo settore, inoltre, non riceve grandi aiuti nemmeno dal mondo delle aziende, dove la richiesta di persone con un alto titolo è scarsa. La poca inclinazione a investire nella formazione è, secondo i ricercatori di Almalaurea, dovuta anche al basso livello di istruzione della popolazione adulta del nostro Paese.
Inoltre, “sottovalutazioni – dichiarano da Almalaurea – e poca lungimiranza, cui non è estranea una colpevole logica autoreferenziale del sistema universitario, si sono tradotte nella modestia delle risorse destinate a istruzione superiore e ricerca”.
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