Kenya: primo campus universitario dentro un campo profughi
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Kenya, inaugurato il campus universitario di Dadaab. Ѐ il primo che nasce in un campo profughi

da | Ott 2012 | News | 0 commenti

Dadaab è la terza città più grande del Kenya e tra le più povere dell’intero continente africano ed ospita il più grande campo profughi del mondo. Proprio in questo campo qualche giorno fa è stato inaugurato un campus universitario, il primo nel suo genere – a detta dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr) – al mondo. Il proposito è quello di dare ai giovani che ci abitano e alla popolazione della provincia Nord-orientale del Kenya, la possibilità di accedere a un più alto livello d’istruzione e di costruirsi un futuro migliore.
Il primo campus universitario a sorgere all’interno di un campo profughi si trova a un centinaio di chilometri dal confine con la Somalia e rientra tra le sedi distaccate della Kenyatta University di Nairobi, la seconda più importante università pubblica del Kenya. Le strutture sono ospitate in un edificio del campo di Dadaab non più utilizzato da anni. Il campus accoglierà per due terzi iscritti che vivono nel campo profughi, che ospita ormai il quintuplo delle persone per cui inizialmente era stato costruito, e per la restante parte accoglierà studenti appartenenti alle popolazioni dei villaggi che si trovano in zona, in modo da non alimentare ancora di più le tensioni già esistenti tra le due comunità.

Secondo quanto riferito in un comunicato della Kenyatta University, le lezioni nel campus universitario di Dadaab inizieranno a gennaio prossimo, ma le iscrizioni sembrano essere già aperte. Chi deciderà d’immatricolarsi al primo ateneo al mondo sorto all’interno di un campo profughi avrà la possibilità di conseguire diplomi universitari, lauree e master in ambito letterario, economico e sociale. In particolar modo, sarà possibile acquisire competenze e specializzarsi in Finanza, Marketing, Gestione dei progetti, Scienze dell’educazione, Amministrazione pubblica, Gestione dei conflitti e Mobilizzazione della comunità.
“L’educazione è come il cibo, l’acqua. Deve essere riconosciuta come un diritto per questi ragazzi che conoscono solo guerra e miseria”, dichiara alla Missionary Service News Agency (MISNA) un rifugiato somalo, Mohammed Bashir Sheikh, che lavora come blogger per un sito di notizie sul campo profughi di Dadaab. Per facilitare l’accesso all’istruzione terziaria, ai donatori esteri sarà data l’opportunità, mediante dei programmi speciali, di finanziare gli studi di chi dovesse mostrare particolare voglia di intraprendere la carriera universitaria.

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