India, per entrare al Sri Ram College of Commerce serve un punteggio perfetto
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India, al college entrano solo gli studenti con punteggio perfetto

da | Lug 2011 | News | 1 commento

Vita dura per gli studenti indiani di scienze che vogliano entrare allo Shri Ram College of Commerce (Srcc) di Delhi. Per poter fare domanda occorre, infatti, un punteggio di ammissione perfetto, il 100 per cento. Una decisione, quella dell’Srcc, che ha incontrato da subito non solo le proteste studentesche, ma anche quelle del governo indiano.

Kapil Sibal, ministro dell’Istruzione, ha dichiarato la propria contrarietà in una conferenza a Dehli: “Non abbiamo intenzione di interferire, ma dobbiamo cambiare la situazione attraverso la legislazione. Si tratta di una decisione irrazionale e il vice-cancelliere e i college devono prenderne atto. Si tratta di un problema sistemico e politico che dovrebbe essere esaminato”.

Il direttore dello Shri Ram College of Commerce, P.C. Jain, ha giustificato la decisione affermando che il numero di studenti che fanno domanda e che riescono a ottenere un punteggio superiore al 90 per cento è in aumento, mentre i posti disponibili sono limitati. “Quello di cui abbiamo bisogno sono più istituti di istruzione di qualità perché il numero degli studenti che si diplomano con buone prestazioni è in aumento ogni anno” ha detto Jain.

Nel 1987 gli studenti che raggiungevano un “grado 12” (il massimo dei voti) erano un milione e l’Srcc poteva assegnare 800 posti. Nel 2011, gli studenti che hanno ottenuto il “grado 12” agli esami sono poco più di 10 milioni, ma l’istituto ha ancora a disposizione gli stessi 800 posti. “Abbiamo bisogno di più scuole e di più concorrenza”, ha detto Jain.

Secondo il Central Board of Secondary Education negli ultimi cinque anni il numero di studenti che ha ottenuto una prestazione di oltre il 90 per cento è aumentato dai soli 5.412 del 2006 ai 21.665 di quest’anno, mentre gli studenti con oltre il 95 per cento sono passati da un’élite di 199 studenti nel 2006 ai 2.097 del 2011.

Una situazione che mette in luce la carenza di istituti universitari di qualità in India, nonostante l’ormai sciolta National Knowledge Commission avesse già messo in guardia il governo nel 2007, quando aveva suggerito che il Paese aveva bisogno di altre 1.500 università. Negli ultimi due anni il governo ha costruito 12 nuove università, ma impiegheranno del tempo per riuscire ad attrarre i migliori studenti.

Un’alternativa alle scuole pubbliche potrebbe essere costituita dagli istituti privati, ma anche questo è uno scoglio che l’esecutivo sta cercando di affrontare con una legislazione che punti ad aumentare la qualità dell’insegnamento privato. Il Governo sta lavorando al Foreign Educational Institutions Bill, una legge che permetterà alle università straniere di fare investimenti nel Paese.

Il rischio per il sistema di istruzione indiano è che, se non riesce ad ovviare alla mancanza di qualità e alla carenza di posti, saranno sempre più gli studenti che preferiranno studiare all’estero. Già nel 2009 erano 100.000 gli studenti indiani iscritti ai college statunitensi.

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Princes
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11 anni fa

Verissimo cif2 che dici,Cesare ,e ti ringrazio perche9 mi hai dato lo sptuno per una riflessione (vado di getto, come mio solito…), tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che le ideologie (ed alcune in particolare, come ho sia pur molto sommariamente spiegato in poche battute anche nel mio video “Reciprocite0 e spontaneite0”) affondano le loro radici nella natura umana, o comunque in alcuni aspetti di essa. Sarebbe errato, dal punto di vista analitico, pensare che le ideologie siano corpi separati e che non abbiano nulla a che vedere con quegli aspetti che attengono la natura stessa dell’umano. Come al solito, ribadisco che non e8 possibile separare natura e cultura.Il Capitalismo risulta vincente (e fino ad oggi la sua ideologia si e8 dimostrata sicuramente la pif9 potente ed efficace tra quelle che hanno fatto la loro comparsa sul pianeta) appunto perche9 la sua ragion d’essere mette radici in alcuni aspetti dell’ontologia umana (homo homini lupus, possesso, propriete0, competizione, rapacite0, individualismo). Naturalmente la discussione potrebbe essere come al solito interminabile, ma ci siamo capiti…E cif2 che vale per il Capitalismo e per la sua ideologia vale anche e soprattutto per il Femdominismo che e8 oggi parte integrante e fondamentale sia del primo che della seconda.Capisco che la mia analisi e8 veramente “scorretta” sotto questo profilo, ma personalmente non ho dubbi da questo punto di vista. L’attuale situazione e8 il risultato dell’incontro strategico, o se preferite, del matrimonio, fra una parte dell’ontologia femminile (leggi asimmetria sessuale con inevitabile ricaduta sulla relazione con il maschile, con tutto cif2 che ne deriva…) e l’ideologia capitalistica dominante (ragione strumentale). I due aspetti sono assolutamente compenetrati e non possono essere separati. Sottolineo ancora una volta che e8 proprio questa interpretazione della realte0 che desta scandalo, perche8 e8 lacerante per tutti, in tutte le direzioni; a “sinistra” innanzitutto, ma anche nel mondo pif9 tradizionalista e “conservatore” (a parte il fatto che oggi anche la “sinistra” lo e8, ma ci capiamo anche in questo caso…) .Questa situazione, sotto questo profilo, potrebbe invece essere modificata, in favore della grande maggioranza dei maschi naturalmente, proprio grazie ad un intervento di tipo “culturale”, cioe8 in seguito ad un processo (culturale e inevitabilmente anche sociale, economico e quant’altro) in grado di indebolire il paradigma mercantile-utilitaristico dominante e favorire quindi il sorgere di relazioni umane non pif9 dominate dalla mera logica della ragione strumentale. Fermo rimanendo, sia chiaro, che la perfezione non esiste, anche perche9 abbiamo appena detto che alcuni aspetti fanno parte dell’ontologia umana (che si modifica in parte anch’essa, sia pure in modo infinitamente pif9 lento rispetto alle trasformazioni culturali) e sarebbe di conseguenza anche profondamente errato pensare di poter intervenire su questa in modo pif9 o meno forzoso (dogma culturalista destinato inevitabilmente a sfociare nel totalitarismo e nelle cosiddette ingegnerie sociali di qualsiasi genere, compresa quella attuale che e8 forse una delle pif9 sofisticate anche se delle meno apparentemente cruenti).Badate che questo non e8 un punto da poco. Ad esempio diversi attivisti del momas (non appartenenti a UB)si ostinano a separare natura e cultura e ad individuare nel “dogma culturalista” a senso unico (cosa in parte vera, sia chiaro) l’origine di tutti i mali. “Torniamo alla natura – questo in pillole il loro paradigma – e mettiamo sotto i tacchi la cultura (sto andando ovviamente con la zappa ma ci siamo capiti…) e il problema e8 risolto”.Errore madornale, perche9 dimostrano di non avere capito il nesso di cui sopra (relazione fra ontologia femminile e ragione strumentale), nonche9 la natura profonda dei processi avvenuti e tuttora in corso e della loro complessite0, cioe8 un’abile miscela di natura e cultura anche se la prima viene negata (o vengono affermati solo quegli aspetti che conviene affermare, in base alla convenienza del momento) e la seconda viene rivendicata non solo come strumento di trasformazione della realte0 (su questo, in parte anche se non del tutto ovviamente, come ho gie0 spiegato, sono d’accordo metodologicamente anch’io) ma soprattutto come l’unico strumento interpretativo del reale .E’ evidente la ragione di questa operazione. L’oppressione millenaria subita dal genere femminile da parte di quello maschile– sostiene il femminismo e8 di natura culturale. Infatti, se sostenessero che questo presunto dominio affonda le sue radici in ragioni di ordine ontologico farebbero un’operazione che le porterebbe in una strada chiusa, senza possibilite0 di uscita. Perche9 affermare questa seconda ipotesi significherebbe oggettivamente ammettere che la presunta condizione di oppressione del genere femminile da parte di quello maschile appartiene ad un ordine del tutto naturale e quindi immutabile delle cose(a meno, a quel punto, di un mostruoso e violento intervento “culturalista” di proporzioni fino ad ora sconosciute). La qual cosa potrebbe essere giustificata solo in due maniere (non si sfugge): o il genere femminile e8 ontologicamente “inferiore” a quello maschile (concetto ovviamente insostenibile) oppure, al contrario, che il genere maschile ha potuto perpetrare il suo dominio sul genere femminile attraverso l’esercizio della violenza e della forza bruta, perche9 queste sono le caratteristiche distintive e peculiari della sua stessa ontologia. Ma anche questa ultima ipotesi in se9 (il paradigma e8: ontologia maschile che produce violenza che produce oppressione del genere femminile, ovviamente dialetticamente capovolgibile in: genere femminile vittima della violenza a sua volta prodotto esclusivo dell’ontologia maschile), non e8 altrettanto sostenibile perche9, attribuito alla dimensione ontologica, sarebbe oggettivamente tacciabile di sessismo e di razzismo.Di conseguenza (seguendo questo ragionamento) la ragione di questa presunta oppressione a senso unico –ci spiegano non puf2 che avere origini culturali (sociali, economiche, religiose, politiche, storiche ecc.). Tant’e8 che la vulgata femminista arriva addirittura a sostenere che prima dell’avvento del maschile (e del patriarcato), quando le societe0 erano dominate dal femminile e dal matriarcato,si viveva in una specie di societe0 comunistica senza violenza, diseguaglianze, in un contesto di totale e assoluta armonia e liberte0, come ad esempio secondo loro avveniva nella antichissima Creta e in alcune regioni europee(viene da ridere ma tant’e8…)… .Ma giunti a questo punto le contraddizioni si ripresentano in misura ancora pif9 macroscopica (se soltanto qualcuno avesse la volonte0 di vederle…).Se infatti l’origine dell’oppressione femminile (da parte del maschile) fosse di ordine eminentemente culturale, quando le femministe stesse sostengono che in ultima analisi questa e8 dovuta all’esercizio della forza,caratteristica peculiare e distintiva dell’ontologia maschile (la violenza e8 maschile, lo dicono loro, non io…), come si fa contestualmente a sostenere che questa presunta oppressione sia esclusivamente di ordine culturale? E’ evidente che siamo di fronte ad una forzatura, anche molto rozza a mio parere, da qualsiasi parte si voglia tirare la giacca, come si suol dire…Naturalmente, procedendo su questo binario, si potrebbe continuare all’infinito in un gioco di rimandi senza fine, grazie ad una abile (solamente perche9 nessuno ha voglia di indagare…) miscela di elementi, clamorosamente contraddittori l’un con l’altro, ma utilizzati di volta in volta senza neanche tanto preoccuparsi della loro intrinseca contraddittoriete0.Come vedete, sembra di stare in una sorta di labirinto, dal quale non si riesce ad uscire. E’ proprio questa la “furbata”, insieme soprattutto alla consapevolezza da parte loro (questa e8 la loro vera forza) che nessuno mai andre0 a sbattergli in faccia l’oggettiva contraddittoriete0 di tali teorie.Concludo citando, a tal proposito, un passaggio che mi sembra molto puntuale, di un libro del filosofo politico, Costanzo Preve, che ho finito di leggere proprio in questi giorni:”Con il termine ideologico intendo sostanzialmente il significato proposto da Karl Marx, e poi posteriormente ribadito, modificato e concretizzato, per cui l’ideologia sistematizza la realte0, non certamente “cosec com’e8”, ma come deve diventare per giustificare e legittimare interessi economici e politici di potere e di dominio”. E ancora “…la dimensione ideologica e8 necessaria per la riproduzione delle societe0 umane, indipendentemente dal giudizio di valore positivo o negativo che si de0 di esse, ed e8 quindi sempre inevitabilmente presente, cosec come lo sono l’arte, la filosofia, la religione ecc…”.Fin qui la concezione marxiana classica del concetto di ideologia (dal sottoscritto condivisa). Ma e8 a questo punto che arriviamo al punto focale (pensiero del Preve) che a mio parere calza a pennello anche e soprattutto in relazione femdominismo e alla QM:”La menzogna palese rappresenta a mio avviso un grado superiore , darwinianamente parlando, della precedente menzogna occulta. La menzogna occulta dava infatti luogo a strategie di smascheramento o di demistificazione la menzogna palese svuota completamente questa funzione critica e si pone come strumento bellico diretto. La menzogna palese, lungi dall’essere “sciocca”, riflette invece la dura realte0 dei rapporti di forza. Il suo modello e8 la favola antica del lupo e dell’agnello , in cui il lupo, avendo comunque gie0 deciso di divorare l’agnello , attua pro forma un dialogo demenziale, accusandolo di intorbidare l’acqua che lui sta bevendo, laddove l’agnello stesso si trova a valle del lupo e non a monte”.Mi pare che questa lettura si adatti perfettamente alla situazione che stiamo vivendo, anche se l’autore si riferiva ad altro (peraltro e8 anche lui un antifemminista convinto solo che, a differenza nostra, considera il femminismo un fenomeno sovrastrutturale).In conclusione cif2 che voglio ribadire, ,anche se ammetto di scoprire l’acqua calda (e di lasciare volutamente aperta la discussione), e8 che il nodo natura-cultura, che non puf2 essere risolto una volta per tutte in un verso o nell’altro, tanto meno deve essere sottovalutato oppure affrontato in modo superficiale, perche9 e8 proprio all’interno di questa pif9 che complessa relazione che si trova il busillis dell’intera vicenda.Il Femdominismo lo sa bene ed e8 per questo che e8 stato ed e8 abile nel mescolare le carte. Ma noi abbiamo capito il gioco e questo forse non lo avevano previsto, per lo meno non ora e non in questi termini…Fabrizio