La giovane professoressa dell’
Università di Aliah in
India, nel West Bengala, ha vinto la sua
battaglia contro l’obbligo di indossare il
velo integrale. A dare la notizia è l
‘Indian Express, lo stesso che aveva raccolto l’appello dell’insegnante e ne aveva fatto un caso mediatico in India. Una vicenda risaltata gli occhi degli stessi esponenti di governo che hanno fatto in modo di ripristinare il giusto corso di una istituzione che si prefigge di promuovere, oltre che la didattica, anche la collaborazione tra culture e secolarismo.
L’
università coinvolta è il primo ateneo musulmano nel Paese, e Sirin Middya, giovane
professoressa di Bengali di soli
24 anni, chiamata a lavorare nel campus, si è trovata in condizioni difficili per non voler indossare il velo integrale. Nonostante infatti l’ateneo, nato nel 2008, non abbia ufficialmente nessun “dress code” per studenti e insegnanti l’Unione degli Studenti impone come una “consuetudine” l’indossare il
burqa.
La questione è iniziata a fine luglio, quando l’insegnante, non ricevendo nessun aiuto o collaborazione dalle amministrazioni dell’ateneo, si è rivolta con un
appello al Vice cancelliere Syed Shamshul Alam, il quale, allertato dal Responsabile per l’Educazione a Madrasa, ha fatto recapitare alla giovane una lettera in cui si ribadiva l’assenza di
obblighi nell’abbigliamento e si richiedeva di ripristinare l’insegnamento.
Pur avendo vinto la sua battaglia per essere libera di indossare o meno il velo integrale, Middya si è detta comunque
preoccupata per altri comportamenti futuri, e ha chiesto all’università di assicurarsi che non vi siano in futuro altri episodi spiacevoli o di
violenza all’interno del campus.