Strada in salita per i laureati al momento dell’ingresso sul mercato del lavoro e se possibile la situazione è peggiore rispetto a quella fotografata un anno fa. A dirlo è l’anteprima dell’indagine Stella sull’occupazione tra i giovani che si sono laureati nel primo semestre 2010.
I dati sono stati raccolti elaborando quasi 10.000 interviste ad altrettanti laureati di 8 atenei italiani, ovvero le università di Bergamo, Brescia, Milano, Bicocca, Pavia, Pisa, Palermo e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Quel che emerge è una flessione nella possibilità di accesso al mondo del lavoro tra i laureati che hanno conseguito un titolo triennale: gli occupati passano infatti dal 39,4 per cento del 2009 al 38,0 del 2010. Situazione stabile invece per i giovani in possesso di laurea magistrale con un calo limitato allo 0,1 per cento, dal 64,6 al 64,5 per cento.
La crisi si abbatte in egual misura su entrambe le categorie di laureati, con effetti diversi. Se i possessori di un titolo triennale sono spinti a proseguire gli studi proprio a causa della difficoltà di inserimento sul mercato (chi prosegue gli studi passa dal 44,2 del 2009 al 46,4 per cento nel 2010), tra i laureati “magistrali” aumenta la percentuale di coloro che sono a caccia di un lavoro, passando dal 18,8 per cento al 21 per cento.
Per trovarlo sono evidentemente disposti a ogni tipo di collaborazione, dal momento che più del 7 per cento dei laureati magistrali accettano stage o praticantati gratuiti oppure coperti solo da rimborso spese.
Può dirsi fortunato dunque chi un lavoro ce l’ha, ma di certo non si arricchiranno: la retribuzione media non si scosta di molto da quella registrata nel 2009 e ammonta a 1.133 euro con un aumento di 7 euro rispetto all’anno precedente. Si allungano inoltre i tempi medi di attesa per accedere al mercato del lavoro, da 5 mesi circa a più di 6 mesi indipendentemente dalla durata della laurea.
Quanto ai dati sul numero di laureati, si registra una flessione tra le lauree triennali (-1,9 per cento), ma i dottori “magistrali” aumentano del 4,8 e del 20,2 per cento nel caso delle lauree a ciclo unico.