Negli ultimi mesi l’Europa ha accelerato il suo percorso nel dominio della regolazione dell’intelligenza artificiale, con due iniziative che rappresentano passi cruciali: il Codice di Condotta per le AI di uso generale (General-Purpose AI Code of Practice) e il Manifesto per un Centro Europeo di Intelligenza Artificiale. Questi strumenti segnano la direzione verso un’IA etica europea, in cui trasparenza, sicurezza e governance condivisa diventano pilastri del nuovo ecosistema digitale.
Il ruolo del Codice di Condotta nella transizione europea
Il Codice di Condotta GPAI è stato pubblicato nel luglio 2025 come strumento volontario per gli operatori dell’intelligenza artificiale, per aiutare a conformarsi alle disposizioni del recente AI Act europeo.
Tre capitoli lo compongono: trasparenza, copyright e affidabilità. Sottoscrivendo il codice, i provider di modelli di IA di uso generale possono dimostrare ad autorità e stakeholder la propria adesione ai principi di legge, riducendo il peso amministrativo rispetto a soluzioni alternative di compliance.
Questo Codice riflette l’idea che un’IA etica europea non debba essere solo un ideale, ma un percorso praticabile, le aziende possono adottare best practice condivise e incrementare la fiducia nei confronti degli utenti. Tuttavia, rimane volontario e lascia spazi di incertezza su meccanismi di controllo, sanzioni e responsabilità nei casi limite.
Manifesto per un Centro Europeo di intelligenza artificiale
Parallelamente al Codice, è stato presentato un Manifesto per la creazione di un Centro Europeo per l’IA, promosso da personalità accademiche, esperti e il premio Nobel Giorgio Parisi. I pilastri del manifesto sono chiari: centralità della ricerca fondamentale, capitale umano interdisciplinare, governance trasparente, apertura internazionale, sostenibilità energetica e infrastrutture di calcolo avanzato.
Secondo il testo, l’Europa non deve limitarsi ad adattarsi all’innovazione, ma assumere un ruolo attivo nel plasmare un laboratorio pubblico in cui fisici, informatici, biologi, linguisti e altre discipline possano cooperare su modelli aperti e orientati al bene comune.
Questo Manifesto incarna la visione di una IA etica europea, ossia una ricerca strategica, condivisa e responsabile, che punta a precedere i rischi anziché reagire alle crisi.
Sfide nell’adozione di una IA etica europea
L’idea di un’intelligenza artificiale regolata da principi etici comuni porta con sé tensioni e dilemmi concreti.
- Innovazione vs regolazione – se il controllo diventa troppo rigido, si corre il rischio di soffocare gli attori innovativi, in particolare startup o laboratori di ricerca. Trovare l’equilibrio è la sfida centrale.
- Rischio sistemico e modelli avanzati – il Codice dedica attenzione particolare ai modelli che potrebbero generare rischi sistemici, ma restano ambigue le soglie con cui classificare modelli come tali.
- Trasparenza e spiegabilità – le linee guida etiche comunitarie suggeriscono che un’IA sia “trustworthy” se rispetta criteri come trasparenza, equità, robustezza, privacy e responsabilità.
- Governo e controllo pubblico – come rendere effettivi i processi decisionali, audit esterni, responsabilità e diritti di ricorso quando modelli operano su larga scala?
- Risorse e infrastrutture – il Manifesto richiama la necessità di potenza di calcolo, data center, finanziamenti stabili e cooperazione internazionale affinché il Centro Europeo non resti solo un’idea.
Verso un modello europeo condiviso
Un progetto di IA etica europea deve guardare anche alle sinergie con iniziative preesistenti, come le Linee guida per un’IA affidabile della Commissione europea, che elencano sette requisiti chiave: supervisione umana, robustezza, privacy e governance dei dati, trasparenza, equità, sostenibilità ambientale e responsabilità. Inoltre, l’articolo 95 dell’AI Act incoraggia la redazione volontaria di codici di condotta che facciano proprie alcune delle norme introdotte per sistemi ad alto rischio, estendendo a sistemi meno critici.
Il Codice GPAI e il Manifesto per il Centro sono due elementi complementari in un mosaico più grande, dove uno mira all’adozione pratica e coerente dell’etica AI in azienda, e l’altro si propone di dare un punto di riferimento scientifico, strategico e infrastrutturale europeo.
L’impatto su università, ricerca e governance
Per le università e i centri di ricerca, la spinta verso un’IA etica europea implica nuovi obblighi e opportunità. I principali sono sviluppare modelli open, partecipare ai processi di governance, aderire a codici di condotta e allineare progetti a criteri di trasparenza e responsabilità.
I programmi accademici potrebbero evolversi includendo corsi specifici su etica dell’IA, audit algoritmico e diritto digitale, formando una generazione di ricercatori consapevoli, capaci non solo di innovare ma di fare scelte etiche.
A livello istituzionale, il modello europeo potrebbe servire come benchmark globale. Se l’Unione riuscirà a realizzare un Centro di IA con principi condivisi e autonomia scientifica, potrebbe essere un punto di riferimento anche per altre aree geopolitiche.
Opportunità e interrogativi aperti
La visione europea di un’IA etica europea sta prendendo corpo, il Codice di Condotta GPAI e il Manifesto per un Centro Europeo di ricerca sull’IA sono strumenti che testimoniano l’ambizione di un’Europa capace di guidare, e non inseguire.
Ma come garantire che codici volontari diventino effettivi? Quali meccanismi di controllo e sanzione si possono introdurre? Come evitare che l’etica diventi un costo di barriera all’ingresso per gli attori emergenti?
Il cammino è lungo, ma la posta in gioco è alta, costruire un ecosistema europeo dell’IA basato su fiducia, sostenibilità, apertura e responsabilità può essere un’eredità importante per decenni.




