Halloween non vive solo tra zucche, costumi e film horror. Anche nei luoghi della conoscenza esiste un lato oscuro, fatto di leggende, riti scaramantici e piccole superstizioni accademiche. Dopo aver scoperto perché si festeggia il 31 ottobre, questa volta esploriamo come il mistero e la magia di Halloween sopravvivono anche tra le aule, biblioteche e sessioni d’esame.
Riti di Halloween e superstizioni prima degli esami
L’università, si sa, è anche un luogo di superstizioni. Prima di un esame importante, molti studenti si affidano a piccoli rituali scaramantici, come indossare la stessa maglietta del “giorno fortunato”, usare la stessa penna, non studiare l’ultima notte o addirittura fare sempre lo stesso percorso per arrivare all’università.
Ogni facoltà sembra avere i propri simboli portafortuna. Gli studenti di Ingegneria, per esempio, si tengono stretto il portachiavi o la calcolatrice “miracolosa”, quelli di Giurisprudenza non rinunciano alla giacca del primo orale andato bene, mentre in Medicina c’è chi conserva ancora la penna del test d’ingresso come un talismano.
Dietro a questi gesti c’è un mix di tradizione, abitudine e psicologia. Si, perché credere in un rito aiuta a ridurre lo stress e a sentirsi più padroni della situazione. E, almeno nella mente di chi ci crede, allontana un po’ la sfortuna.
Superstizioni accademiche nel mondo
La superstizione studentesca non conosce confini. Nei campus americani, per esempio, si racconta che camminare sullo stemma dell’università porti a un esame fallito. A Oxford, molti studenti evitano di entrare in certe torri prima della laurea per non attirare cattivi presagi.
In Giappone, nei giorni che precedono i test di ammissione, i templi si riempiono di amuleti dedicati al successo scolastico, come dolci “anti-sfortuna”, matite benedette, biglietti con formule propiziatorie. In Corea del Sud, durante i giorni d’esame o nei festeggiamenti di Halloween, è tradizione non mangiare cibi “scivolosi” come noodles o alghe, perché “potrebbero far scivolare via le risposte”.
Che si tratti di simboli religiosi o rituali collettivi, la logica è sempre quella: nel dubbio, meglio non sfidare la sorte, soprattutto sotto la luna di Halloween.
Leggende e fantasmi dei campus universitari
Halloween è il periodo perfetto per rispolverare le leggende dei campus, e alcune superstizioni accademiche sono diventate veri e propri simboli culturali.
Negli Stati Uniti, all’Università del Michigan, esiste la famosa tradizione del Block “M”: si dice che chi lo calpesta prima del primo esame finale rischia di fallire. Gli studenti lo evitano con attenzione, e l’università stessa cita la leggenda tra le sue “campus traditions”.
A Oxford, molti evitano di attraversare il Bridge of Sighs prima degli esami, convinti che porti sfortuna accademica. A Harvard e Georgetown, invece, Halloween coincide con l’apertura dei ghost tour ufficiali, caratterizzato da passeggiate serali tra i cortili e le aule storiche dove si raccontano apparizioni, segreti e aneddoti accademici. A Georgetown, il tour include anche le celebri Exorcist Steps, diventate iconiche dopo il film “L’Esorcista”, girato proprio nei pressi del campus.
In Italia non mancano superstizioni studentesche radicate nel tempo. A Pavia ad esempio, secondo una leggenda, la statua della Minerva, se guardata negli occhi prima della laurea, si dice porti sfortuna. A Bologna, invece, la tradizione vuole che nessuno studente salga sulla Torre degli Asinelli prima di laurearsi, per evitare di “restare bloccato” negli studi.
La scienza della superstizione, perché anche gli studenti razionali ci credono?
Sembra un paradosso che proprio dove si studia logica e metodo scientifico, sopravvivono gesti irrazionali e convinzioni magiche. Eppure la psicologia lo spiega bene che la superstizione nasce dal bisogno di controllo in situazioni di incertezza.
Un esame, una tesi, un test di ammissione sono momenti in cui non tutto dipende dallo studio. Il rito (anche il più assurdo) diventa una strategia per ridurre l’ansia e sentirsi più preparati. Non a caso, molti studenti smettono di credere ai propri portafortuna solo dopo la laurea, quando l’incertezza si sposta altrove.
In questo senso, Halloween e la superstizione accademica condividono lo stesso linguaggio, quello del bisogno umano di dare forma e significato alle proprie paure.
Dalla zucca di Halloween ai libri, il lato magico dell’università
Ogni ottobre, biblioteche e campus si riempiono di zucche, costumi e feste studentesche di Halloween. Ma dietro l’aspetto giocoso della festa si nasconde anche un momento di riflessione culturale, come una ricorrenza che celebra l’immaginario, la paura e il mistero, elementi centrali anche nello studio.
Non a caso, diverse facoltà universitarie (da Lettere a Psicologia, da Antropologia a Marketing) analizzano Halloween come fenomeno culturale e sociale. C’è chi studia i miti celtici, chi la psicologia della paura, chi il valore economico della festa nel marketing globale.
Che si tratti di un rito di passaggio o di una scusa per fare festa, Halloween ricorda che anche l’università non vive solo di logica e libri, ma c’è anche spazio, ogni tanto, per un po’ di magia.
Anche l’università crede un po’ nella magia di Halloween
Nell’ambiente più razionale che esista, quello accademico, sopravvivono rituali, leggende e piccoli gesti irrazionali. È la prova che Halloween, più che una semplice festa, è uno specchio delle nostre paure, delle nostre speranze e del bisogno di credere in qualcosa, anche solo per un esame andato bene.
E se vuoi scoprire come tutto ha avuto origine, leggi anche l’articolo “Halloween, ecco perché si festeggia il 31 ottobre“.





