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Il rapporto tra istruzione e occupazione è un tema cruciale per comprendere la situazione sociale ed economica di un Paese. In Italia però, questo legame si intreccia fortemente con un’altra questione centrale, il Gender Gap che esiste nel panorama lavorativo. Le differenze tra uomo e donna, in termini di partecipazione al lavoro, sono ancora significative. Infatti, retribuzione, avanzamento di carriera e opportunità spesso sono differenti. Tuttavia, un elemento si rivela determinante nel ridurre queste disuguaglianze; il livello di istruzione.
Qual è la situazione Gender Gap nel mercato del lavoro in Italia
Secondo i dati Eurostat del 2024, il tasso di occupazione femminile in Italia (tra i 20 e 64 anni) è del 57,4%, un valore ben al di sotto della media europea, di circa l’80%. Questo fenomeno evidenzia un ritardo strutturale del nostro Paese, che continua a faticare nell’inserimento stabile e duraturo delle donne nel mondo del lavoro.
Ma il dato è ancora più allarmante in alcune regioni italiane. In particolare al Sud il tasso di occupazione femminile è inferiore al 40%, un dato unico in tutta Europa. Il fenomeno è complesso e spesso dipende da fattori culturali, sociali e infrastrutturali (come la carenza di servizi d’infanzia).
La laurea come scudo contro la disoccupazione femminile
Nonostante lo scenario del Gender Gap italiano nel panorama del lavoro sia abbastanza critico, esiste una chiave per migliorare questa situazione: l’istruzione, in particolare l’istruzione universitaria. Infatti, le donne laureate in Italia presentano un tasso di occupazione pari al 79,3%, valore molto più vicino alla media europea e soprattutto della media italiana in generale.
Ciò significa che le donne con un’istruzione universitaria riescono a entrare più facilmente nel mondo del lavoro, riducendo sensibilmente il divario con i colleghi uomini. La differenza con le donne senza laurea è impressionante, infatti tra quelle con solo la licenza media ne lavora appena il 36%, valore molto distante dalla media europea (47,3%).
Quali sono le cause del divario?
Ma perché esiste questa distanza così marcata e perché la laurea sembra essere uno strumento così efficace per ridurre il Gender Gap?
Ruoli di genere e aspettative sociali
In Italia, purtroppo, persistono molti stereotipi culturali radicati, che attribuiscono alla donna principalmente ruoli di cura e accudimento. Questo comporta una maggiore difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, soprattutto in assenza di servizi di supporto adeguati. Le donne con titoli di studio più alti, spesso anche più consapevoli delle proprie opportunità e diritti, trovano occupazione più facilmente e riescono anche a negoziare un ruolo più stabile.
Gender Gap nelle opportunità professionali
Chi ha un livello di istruzione basso solitamente ha accesso a lavori manuali, precari o mal retribuiti. In questi settori le donne faticano più degli uomini a inserirsi e spesso è il motivo per cui rinunciano a lavorare per dedicarsi alla famiglia.
Servizi carenti per l’infanzia e la famiglia
La carenza di asili nido pubblici, orari scolastici poco flessibili e un’organizzazione familiare inadeguata (spesso data anche qui da orari lavorativi) penalizza particolarmente le madri lavoratrici. Al contrario, le donne con istruzione universitaria, che spesso trovano occupazione in ruoli meglio retribuiti, possono permettersi soluzioni private o una vita lavorativa più flessibile.
Le lauree aumentano, ma non le buste paga
Nonostante sia comprovato che una laurea aumenta esponenzialmente il livello di occupazione tra le donne, comunque persiste un Gender Gap tra le retribuzioni. In Italia, mediamente, le donne guadagnano di meno rispetto agli uomini a parità di mansione e competenze.
Un problema che non va sottovalutato. Le donne spesso si trovano a lavorare in formula part-time, a volte in maniera involontaria, oppure si ritrovano escluse da determinati ruoli, nonostante i titoli accademici. Inoltre, il glass ceiling (“soffitto di cristallo” che impedisce l’ascesa ai vertici) è ancora ben presente nel sistema italiano.
Le discipline STEM fanno la differenza in questo contesto
Un altro fattore chiave è la tipologia di laurea. Le donne che scelgono di intraprendere percorsi universitari STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) hanno solitamente tassi di occupazione più alti e ricevono stipendi migliori. Tuttavia, in Italia la presenza femminile in questi percorsi è ancora piuttosto limitata, spesso appunto per condizionamenti culturali o per mancato orientamento nelle scuole.
Promuovere l’accesso femminile a queste discipline potrebbe essere un potente strumento per andare a colmare il Gender Gap occupazionale e salariale.
Come ridurre il Gender Gap nel mercato lavorativo italiano
Ridurre il Gender Gap lavorativo è possibile grazie all’istruzione, con l’integrazione di politiche adeguate e di lungo periodo. Ecco alcune passaggi chiave da compiere:
- Incentivare l’istruzione universitaria in tutte le discipline, cancellando gli stereotipi culturali e di genere. Migliorare l’orientamento scolastico è fondamentale.
- Potenziare i servizi di supporto per l’infanzia, come l’ampliamento dell’offerta di asili, scuole a tempo pieno e congedi parentali condivisi, cruciali per consentire alle donne di lavorare senza rinunciare alla maternità.
Possiamo osservare quindi un Paese in cui il Gender Gap è ancora forte e la laurea rappresenta molto più di un semplice titolo di studio, ma uno strumento di emancipazione sociale, economica e culturale.
Investire nell’istruzione, non solo quella femminile, non è solo un atto di giustizia sociale, ma una scelta strategica per la crescita del nostro Paese. Ma per far sì che questo accada servirà un profondo cambio culturale, che vada ad estinguere questo Gender Gap che ancora persiste nella nostra società.
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