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La cara vecchia carta vince sugli ebook. I libri digitali rendono superficiali

da | Mag 2015 | News | 0 commenti

Non sempre digitale significa migliore o più utile. Ne è convinta la studiosa americana Naomi Baron, secondo la quale gli ebook rendono superficiali. Autrice del saggio Word Onscreen. The Fate of Reading in a Digital World, appena arrivato in libreria, la Baron ha condotto una ricerca dalla quale sembra emergere che, rispetto ai libri di carta, quelli digitali lasciano maggiore spazio alla distrazione e accelerano la dimenticanza. Insomma, gli ebook non sarebbero proprio il massimo per studiare, anche se si stanno affermando sempre di più tra gli studenti, grazie in particolare al loro costo, più contenuto in confronto a quello dei volumi cartacei.

Per il suo saggio, Naomi Baron – executive director del Center for Teaching, Research and Learning dell’American University di Washington (USA) – ha analizzato una serie di dati raccolti nel 2010 tra i suoi allievi e altri studenti universitari in Germania e Giappone. Per la maggior parte dei giovani intervistati il digitale vince sulla carta, sia per ragioni economiche sia perché gli ebook possono essere immagazzinati a centinaia in un unico supporto portatile. Questo spiega perché negli Stati Uniti i testi digitali coprano il 20 per cento del totale del mercato dei libri.

Ma c’è un rovescio della medaglia, che fa dire alla Baron che gli ebook rendono superficiali. Se è vero che gli ebook reader consentono di sottolineare e aggiungere dei commenti, è anche vero che i supporti digitali non consentono di consultare e confrontare due volumi contemporaneamente, né di scrivere note a margine, che restano sempre lì, ben visibili sulla pagina. Risultato? Si dimentica più in fretta. E ci si distrae anche di più.

Secondo la Baron, infatti, gli ebook tendono a diventare un supporto digitale come un altro, che abitua gli studenti a un rapporto con il testo più frettoloso e meno profondo. La studiosa americana è convinta che gli ebook rendono superficiali perché trasformano l’esperienza della lettura in un processo “usa e getta”, disabituando gli studenti a prestare un’attenzione prolungata, come sarebbe invece necessario per lo studio.

Naomi Baron, tuttavia, non demonizza gli ebook. Riconoscendo i vantaggi offerti da questo tipo di supporti, la studiosa invita a esplorare nuove strade. Una sostituzione completa della carta è da evitare: meglio ibridare il processo di lettura, proponendo brevi testi digitali a fianco dei classici volumi. Per evitare che leggere – o peggio studiare – venga percepito come qualcosa di simile allo stare su Facebook.

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