Iulm, Statale e Bicocca dicono basta agli “ospiti” negli alloggi universitari, con buona pace di amici, fidanzati e socialità delle studentesse e degli studenti. Tanto che la decisione del Cidis, il consorzio per il diritto allo studio dei tre atenei, ha suscitato l’immediata reazione degli studenti assegnatari di un alloggio universitario per merito e bisogno.
Fino allo scorso anno questi ultimi, circa mille giovani provenienti da fuori Milano e dall’estero, avevano la possibilità di usufruire a determinate condizioni del cosiddetto servizio di pernottamento per gli esterni. Ora il consiglio di amministrazione del Cidis ha revocato questa possibilità giustificando la decisione con i frequenti aggiramenti delle regole imposte per l’ospitalità di estranei.
Fino allo scorso anno accademico, infatti, negli otto collegi universitari a disposizione degli iscritti a Iulm, Statale e Bicocca si poteva pernottare ospitati da un assegnatario per un massimo di sei giorni al mese pagando pochi euro. Spesso però i pernottamenti degli ospiti si protraevano molto più a lungo e in qualche caso erano diventati quasi una condivisione. In più, con una certa frequenza avvenivano anche furti ed episodi di danneggiamento all’interno dei convitti.
Il divieto di ospitalità di terzi contempla solo due eccezioni: gli studenti possono accogliere presso il loro alloggio genitori e fratelli o sorelle. Niente amici né compagni di studio né fidanzate o fidanzati dunque. E questo proprio non va giù a molti “assegnatari” degli alloggi universitari, dal momento che con l’elevato tasso di mobilità dei giovani capita spesso che i partner vivano in altre città e arrivino in visita ospiti del convitto.
Il malcontento è tale che una cinquantina di studenti dei convitti si sono recati presso la sede del Cidis per chiedere spiegazioni, ma senza trovare aperture da parte dell’ente gestore, dal quale è arrivata invece la conferma della decisione di dare una stretta all’ospitalità di esterni.
I giovani però stanno discutendo delle possibili iniziative da adottare in massa per far cambiare idea al Cidis: dalla raccolta di firme a proteste più forti. Gli studenti lamentano infatti il mancato coinvolgimento e spiegano che a loro avviso i comportamenti non conformi alle norme imposte dai convitti potevano essere disincentivati anche senza ricorrere a un divieto così drastico ed esteso, che penalizza ulteriormente persone già costrette a trascorrere la gran parte dell’anno lontani dalla loro casa e dalla famiglia.