Il ddl Gelmini torna all’esame della Camera con il rumoroso sottofondo delle proteste di studenti e ricercatori ma la quasi certezza di un via libera. Dopo il passaggio a Montecitorio il provvedimento tornerà al Senato per l’ok definitivo. Lo staff del ministro Mariastella Gelmini si è prodigato nello spiegare quali sono i punti forti del testo di riforma delle università italiane e a quali sprechi e inefficienze il provvedimento fa fronte.
L’adozione di un codice etico, gli studenti che valutano i professori, maggiore trasparenza dei bilanci, fondi legati alla qualità di ricerca e didattica e scatti di stipendio soltanto per gli insegnanti migliori. Questi ed altri sono i fiori all’occhiello della riforma a giudizio del ministero dell’Istruzione.
Ma c’è di più: il ministro Gelmini snocciola per l’occasione la lista degli sprechi degli atenei italiani: dalle 320 sedi distaccate per i 95 atenei ai 37 corsi di laurea con un solo studente iscritto, fino ai 5.500 corsi di laurea esistenti, più del doppio del 2001. A questi dati rispondono le associazione degli studenti e ricercatori, che annunciano ancora battaglia, a partire da Montecitorio dove si voterà il provvedimento e in tutti gli atenei del Paese.
Gli studenti hanno risposto con ironia alle accuse del ministro di fare il gioco dei baroni.Travestiti da nobili del ‘700 sono andati davanti alla Camera chiedendo di essere ricevuti, con cartelli come “I baroni rampanti contro il Cavaliere inesistente” e “Ma quale riforma epocale, fermate questo editto medievale”.
In una nota i Giovani Democratici, la Run (Rete universitaria nazionale) e Fds (Federazione degli studenti) accusano il ministro di banalizzare il “grande movimento di protesta” e sostengono che è lei a godere dell’appoggio dei veri baroni, assieme a quello di Confindustria e della Crui, che sostengono il suo ddl sull’università.
Intanto la polemica si sposta anche dentro gli atenei, dove alcuni senati accademici e consigli di facoltà hanno decretato il blocco della didattica per agevolare la partecipazione degli studenti alla mobilitazione contro la riforma. “I rettori e i presidi di facoltà sono i veri agitatori della protesta” ha commentato il coordinatore di Azione universitaria Nicola Volpi.
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