Università del Michigan: il mal di testa si curerà con l'elettroshock
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Rivoluzione in arrivo dall’Università del Michigan: il mal di testa si curerà con l’elettroshock

da | Gen 2013 | News | 0 commenti

Una leggera scossa e passa la cefalea. A sentirlo così fa un po’ paura, ma per chi soffre di mal di testa intenso e ricorrente un leggero elettroshock potrebbe essere una vera e propria benedizione. A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Università del Michigan, negli Stati Uniti, che hanno osservato come il corpo rilasci una sorta di antidolorifico naturale se al paziente viene somministrata una piccola quantità di corrente elettrica.

La dose giusta perché questa specie di “mini elettroshock” abbia effetto sul dolore, ma non arrechi danni al soggetto è di 2 milliampere (mA). Stando ai risultati dei test, con un ciclo di trattamenti nell’arco di quattro settimane il mal di testa si riduce del 37 per cento, alleviando così in maniera sensibile i fastidi e la sofferenza di chi è affetto, ad esempio, da emicrania cronica.

La tecnica è conosciuta come stimolazione cerebrale profonda (Scp) e consiste nell’inviare impulsi elettrici al cervello che hanno l’effetto di alterare la velocità dei neuroni. Finora è stata usata a livello sperimentale per trattare i disturbi ossessivo-compulsivi e il morbo di Parkinson, ma adesso i ricercatori americani hanno dimostrato la sua efficacia anche contro il mal di testa. La piccola scarica di corrente, infatti, scatena il rilascio di oppioidi endogeni, cioè prodotti dal corpo stesso, che inducono un senso di euforia e alleviano il dolore, con un effetto molto simile a quello della morfina.

La speranza del team che ha portato avanti questo studio, avvalendosi anche delle preziosa collaborazione di scienziati della Harvard University e della City University di New York, è che il “mini elettroshock” possa aiutare anche a ridurre il consumo di farmaci antidolorifici, non privi di spiacevoli effetti collaterali, da parte dei soggetti affetti da mal di testa forte e che il suo uso a scopo terapeutico possa essere esteso anche ad altri tipi di patologie e disturbi da dolore cronico, spesso invalidanti per i soggetti che ne soffrono.

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