“Ormai è un rito annuale. Ad ogni inizio d’autunno la classifica del Times Higher Education Supplement ci ricorda quanto il sistema universitario italiano sia indietro rispetto agli standard di eccellenza mondiali e ogni anno è peggio”. Con queste parole Enrico Decleva, presidente della Crui, commenta la classifica Times sulle università a livello mondiale pubblicata oggi.
Dalla classifica appare che l’Italia è citata la prima volta solo al 174 esimo posto con l’Alma Mater di Bologna. Un vero scacco.
Decleva però ipotizza: “Forse sarebbe anche il caso di interrogarsi sugli indicatori che producono quella particolare classifica: fatti apposta per valorizzare una particolare tipologia di università”.
Sembra infatti che i modelli anglosassoni, primi fra tutti gli atenei Usa e UK, siano brillanti, così come quelli asiatici, costruiti con lo stesso imprinting. Delle 200 università classificate come prime nel mondo, quelle dei paesi europei non di lingua inglese sono in effetti meno di 40, e una sola è italiana.
Del risultato comunque, continua il presidente Crui “bisogna tenerne tenere conto, ovviamente. Ma è anche vero che altre classifiche internazionali ci danno risultati più favorevoli“.
Attenzione infine a come vanno usate queste classifiche: “Il peggior uso – conclude Decleva – è che diventino un alibi per non fare nulla o per non fare quanto sarebbe necessario. Lasciando ulteriormente disperdere potenzialità che indubbiamente ci sono, e rilevanti“.