Riforma Università, Crui chiede piano per reclutamento docenti
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CRUI sul reclutamento docenti: un piano per 2000 assunzioni l’anno

da | Mar 2010 | News | 0 commenti

La CRUI chiede 2000 assunzioni di docenti universitari l'anno


Stavolta ad essere discusso è l’articolo 9 del ddl di riforma firmato Gelmini. Il punto, che riguarda “l’organizzazione e la qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio” è stato discusso dalla Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che richiede a gran voce un piano ben strutturato e duraturo nel tempo per il reclutamento dei docenti universitari.
In particolare, ha dichiarato la Crui, servirebbero 2000 assunzioni l’anno per riequilibrare le docenze.

In sintonia con lo sciopero bianco dei ricercatori, nella nota si parla della necessità di garantire una quota consistente alle assunzioni di professori associati, quale “punto qualificante dell’indispensabile intervento riformatore”. E ciò anche nella prospettiva, prevista dal ddl in discussione, di riequilibrare la numerosità delle diverse fasce di docenza.
Un tale intervento, che consentirebbe l’immissione ogni anno di una quota notevole di personale docente, all’interno di un sistema di reclutamento e di ordinamento tra le fasce stabilizzate nelle norme di riferimento,  si renderebbe necessario, secondo la CRUI, sia per far fronte alle numerose uscite dal ruolo che impoveriranno rapidamente gli atenei delle competenze scientifiche e didattiche indispensabili, sia per riconoscere e valorizzare i contributi fondamentali dell’attuale personale ricercatore a tempo indeterminato.
Attualmente infatti nell’università i ricercatori (24.138 per l’Istat nel 2008, costituiscono circa il 40% del corpo docente) si occupano anche della didattica che invece dovrebbe essere di competenza precisa dei professori associati e degli ordinari.
Il nuovo piano dovrebbe, qui la nota dolente che anima gran parte delle proteste dal 2008, essere sostenuto da un idoneo finanziamento del Miur, e soprattutto far leva sulla possibilità per gli attuali ricercatori  a tempo indeterminato, dopo aver conseguito l’abilitazione nazionale, di usufruire delle stesse  procedure di chiamata dagli atenei previste al termine dei percorsi di tenure track, ovvero del “percorso di carriera”, per i futuri ricercatori a tempo determinato.

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