MIUR, ecco i nuovi criteri per l'accreditamento dei corsi di laurea
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Dal MIUR nuovi criteri per l’accreditamento dei corsi di laurea. Per gli atenei pubblici basteranno meno docenti, aumenta il numero minimo per i privati

da | Gen 2014 | News | 0 commenti

Gli atenei pubblici tireranno un sospiro di sollievo. Il MIUR ha appena reso noti i nuovi criteri per l’accreditamento iniziale e periodico dei corsi di laurea e le regole appena varate sono meno rigide che in passato. D’ora in avanti, per allargare l’offerta formativa o continuare a tenere in vita determinati percorsi di studio, basterà un numero inferiore di docenti rispetto a quello previsto in precedenza. Una vera e propria boccata d’ossigeno per le università statali, che da anni fanno i conti con il blocco del turnover e il conseguente ridimensionamento del numero di professori.

Per ottenere l’accreditamento di un nuovo corso di laurea, ai sensi del decreto ministeriale n. 1059 del 23 Dicembre 2013, ci vorranno almeno 9 docenti (invece dei 12 previsti in passato) per i percorsi triennali, 6 (anziché 8 ) per quelli magistrali e 15 per le lauree  di durata quinquennale o 18 per quelle a ciclo unico che durano sei anni (in precedenza il numero minimo era di 20 docenti in entrambi i casi). Rimane comunque confermato il monte ore dei corsi stabilito in passato (con il dm 47/2013). In questo modo sarà possibile accrescere l’offerta formativa senza essere costretti a effettuare nuove assunzioni, spesso di fatto impossibili a causa non solo delle limitazioni al turnover, ma anche dei tagli al Fondo di finanziamento ordinario.

Le notizie relative ai nuovi criteri per l’accreditamento dei corsi di laurea non sono, però, altrettanto rosee per gli atenei privati e telematici, che saranno costretti ad allinearsi ai requisiti previsti per le università pubbliche, mentre finora godevano di alcune facilitazioni.

Il decreto con il quale sono stati definiti i nuovi criteri per l’accreditamento dei corsi di laurea prevede anche delle semplificazioni dal punto di vista burocratico e sposta nel tempo la valutazione sulla sostenibilità dei nuovi percorsi di studio. Se prima perché un nuovo corso potesse entrare a far parte dell’offerta formativa (o restarci) occorreva che vi fossero già tutti i docenti richiesti, adesso sarà possibile avere l’autorizzazione iniziale con solo il 50 per cento più uno dei professori previsti. Gli atenei dovranno poi provvedere a completare il corpo docente entro un triennio dall’avvio del corso per le lauree triennali e a ciclo unico ed entro un biennio per quelle magistrali, pena la perdita dell’accreditamento.

Inoltre, i nuovi criteri per l’accreditamento dei corsi di laurea stabiliscono delle regole meno rigide per corsi quali Conservazione e restauro dei beni culturali, Scienze della Formazione primaria, Scienze motorie, Mediazione linguistica e per quelli relativi alle professioni sanitarie. Norme meno stringenti anche per i corsi internazionali, per i quali gli atenei potranno conteggiare nel numero dei docenti richiesti fino al 50 per cento di professori a contratto provenienti da università straniere.

La nota dolente è che le università con i bilanci negativi non saranno autorizzate ad allargare l’offerta formativa, opportunità che – indipendentemente dal possesso degli altri requisiti – potrà essere concessa solo a quelle con tutti i conti a posto e solo fino al 2 per cento in più rispetto ai corsi accreditati l’anno precedente. L’ultima novità è che dell’accreditamento periodico dei corsi di laurea delle sedi si occuperà l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e delle ricerca (Anvur), effettuando visite in loco durante il mese di Febbraio.

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