Ha ricevuto un via libera “sofferto” il nuovo statuto dell’Università di Catania. Dopo l’ok all’unanimità da parte della commissione apposita ricevuto lunedì 19 luglio e quello a maggioranza (18 voti favorevoli e 4 contrari) da parte del Consiglio d’amministrazione è arrivato anche il sì del Senato accademico, anch’esso a maggioranza con 21 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astensioni.
Ma come in molti altri atenei, l’approvazione ha portato con sé uno strascico di polemiche, tanto che in occasione della conferenza stampa per la presentazione del testo, ad attendere il rettore a Palazzo centrale c’erano il Movimento studentesco catanese e il Coordinamento unico d’ateneo, ai quali è stato impedito di partecipare all’incontro. Tutti vestiti di bianco, “come i fantasmi, perché siamo invisibili agli occhi del rettore” hanno urlato, e con tanti cartelli con le domande che avrebbero voluto fare al rettore e che invece “con il suo autoritarismo non ha mai voluto prendere in considerazione, dimostrando che il dibattito democratico che interessi ogni componente dell’ateneo non esiste”.
Proprio l’accentramento di troppo potere nelle mani del rettore rappresenta uno dei punti più criticati dai vertici dell’ateneo. Il nuovo testo prevede poi l’accorpamento delle aree scientifico-disciplinari in raggruppamenti omogenei, i dipartimenti quindi, la cui rappresentanza spetta ai professori di prima e seconda fascia e ai ricercatori a tempo indeterminato.
Saranno 11 invece i membri del consiglio d’amministrazione, che eserciterà le funzioni di approvazione della programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale. Il rettore sceglierà i tre membri esterni che ne faranno parte insieme a cinque docenti a tempo indeterminato e due rappresentanti degli studenti.
Sarà poi istituito un Nucleo di valutazione con funzione di verifica della qualità e dell’efficacia dell’offerta didattica, composto in prevalenza da soggetti esterni. In attesa del via libera definitivo dal ministero dell’Università, i contestatori annunciano che continueranno a contestare i nuovi criteri su cui si fonda lo statuto.