Policy chiare e poche regole: sono questi gli elementi di cui il sistema scolastico e universitario italiano necessita secondo il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che oggi ha presentato le linee guida del suo dicastero nel corso dell’audizione alla commissione Cultura della Camera. Che il sistema fosse complesso tutti ne erano consapevoli. Ora il ministro annuncia che invece di mettere mano a nuove leggi, bisogna eliminarne. Anche se, in una burocrazia ingarbugliata come quella nostrana, sfrondare un sistema legislativo non è certo cosa da poco.
Per quanto riguarda l’università, il ministro ha confermato di voler portare a compimento l’iter attuativo della riforma Gelmini ma sul versante dei fondi ha annunciato un’inversione di tendenza resa possibile dal mix di risorse per le spese correnti (7,5 miliardi), stanziamenti per le infrastrutture (1,7 miliardi) e fondi per la ricerca (3,3 miliardi), per un totale di trasferimenti a favore del sistema accademico italiano che si aggira attorno ai 12,5 miliardi di euro.
Ma gli obiettivi del ministro in materia universitaria non si fermano alla certezza dei fondi: c’è da mettere in campo strategie per ringiovanire gli atenei e rivedere il reclutamento dei docenti attuando il sistema dell’abilitazione nazionale, bisogna poi riformare i dottorati di ricerca volgendo lo sguardo all’internazionalizzazione, da mettere a regime il sistema di valutazione e accreditamento delle università e dei corsi e infine assicurare il diritto allo studio.
Su quest’ultimo fronte le iniziative sono molte: dal portale unico nazionale per informare gli studenti e consentire loro di iscriversi alla predisposizione di test d’ingresso su base interregionale, dalla migliore “accoglienza” e attrattività verso gli studenti stranieri negli atenei italiani alla maggiore disponibilità di alloggi universitari fino alla partenza della Fondazione per il merito
L’obiettivo di Profumo, in linea con le direttive impartite a tutti gli altri ministri del governo Monti, del resto, è quello di avvicinarsi il più possibile al modello richiesto dall’Europa, che propone l’istruzione come uno dei principali motori di sviluppo di un Paese. Ma come è possibile questa “rivoluzione” qui in Italia, dove la scuola è priva di risorse? Il ministro ha parlato di “rilancio e sviluppo dell’autonomia”, ma anche di “sviluppo della professionalità dei docenti”, con nuove modalità di formazione iniziale, tutoraggio intra e inter-scolastico, azioni formative mirate e possibilità di carriera per i migliori.
Durante l’audizione alla Camera il ministro Profumo ha poi dipinto il sistema di istruzione come potenziale ambito di sostegno all’occupazione con l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro e ha evidenziato la necessità di promozione del merito e dell’eccellenza con borse di studio.
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