Professioni sanitarie, nell'a.a. 2013/2014 calo domande di ammissione
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Le professioni sanitarie perdono appeal: in calo le domande di ammissione e cresce la disoccupazione. Fabbisogno da rivedere?

da | Dic 2013 | News | 0 commenti

Nell’anno accademico 2013/2014 sono calate le domande di ammissione ai corsi di laurea che abilitano all’esercizio delle professioni sanitarie. A dirlo sono i dati raccolti dalla Conferenza nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni sanitarie, che confermano la perdita di appeal di questi percorsi di studi sui giovani italiani, segnalando anche che, mentre è stabile il numero dei posti disponibili, aumenta la disoccupazione tra i laureati. E c’è già chi si chiede se non sia il momento di rivedere il fabbisogno.

Il trend che vede i giovani sempre meno attratti dalle professioni sanitarie non solo prosegue, ma si accentua: se nel 2012/2013 le domande di partecipazione ai test di ammissione per i corsi afferenti alle 22 classi di laurea dell’area erano calate del 3,1 per cento rispetto all’anno precedente, con il 2013/2014 il calo tocca il -11,5 per cento. In cifre, gli ultimi due anni vedono un passaggio da 119.654 a 105.901 domande. A fronte del numero, pressoché stabile, dei posti messi al bando, 27.338, e dunque con un rapporto tra aspiranti e posti sceso da 4,4 a 3,9. Per chi si iscrive ai test di ingresso, dunque, sono maggiori le possibilità di essere ammessi.

I cali più netti si registrato per Ortottica, con un -30,5 per cento di domande di ammissione ai test, Assistenza sanitaria (-27,1 per cento) e Tecniche della riabilitazione psichiatrica (-21,9 per cento). In controtendenza tra i corsi di laurea relativi alle professioni sanitarie solo Terapia della neuro e psicomotricità in età evolutiva, con un +2,8 per cento di domande nell’ultimo anno accademico.

La perdita di appeal delle professioni sanitarie sembra riguardare pressoché tutta l’Italia, con punte massime in Piemonte (-18,2 per cento), Marche (-17,5 per cento), Umbria (-16,7 per cento), Emilia Romagna (-15,8 per cento) e Campania (-15,2 per cento). Aumenti – spiegati però dall’attivazione di nuovi corsi – soltanto in Calabria e Sardegna, rispettivamente del +2 e del +0,8 per cento.

E il lavoro? L’area sanitaria è una tra quelle migliori quanto a sbocchi lavorativi, ma anche in questo campo la percentuale di occupati è in calo (-17 punti percentuali dal 2007). Insomma, la disoccupazione inizia a non risparmiare più nemmeno i laureati nelle professioni sanitarie, che fino a qualche anno fa ne sembravano estranei. I più colpiti sono i tecnici di radiologia – con un numero di occupati in calo dal 93 per cento del 2007 al 48 per cento del 2011 – e gli  infermieri pediatrici.

Dati che, secondo il segretario della Conferenza nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni sanitarie Angelo Mastrillo, devono portare a “riflettere sulla opportunità che già dal prossimo anno accademico si valutino i criteri finora considerati per il fabbisogno formativo e fra questi il tasso di turnover“, da stimarsi “al 5 per cento con tendenza verso il 4 e con ipotesi di riduzione al 3 per cento”.

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