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Borse di studio: la strategia per colmare il gap sull’istruzione

da | Lug 2022 | News, Università | 0 commenti

Perché in Italia ci sono pochi laureati?

Per chi ancora non lo sapesse, lo ribadiamo: l’Italia è fra gli ultimi paesi dell’UE per numero di laureati. 

Solo il 28% della popolazione italiana compresa tra i 25 e i 34 anni è laureato. Si direbbe che siamo molto lontani dal raggiungere almeno la media europea, che conta il 41% dei cittadini compresi nella stessa fascia d’età già in possesso almeno del titolo di laurea triennale. Il  divario è ancora più evidente se prendiamo in considerazione i Paesi che si trovano in testa alla classifica (Lussemburgo e Irlanda, rispettivamente con il 63% e il 62% di popolazione laureata).

Per non parlare della grande quantità di studenti che abbandonano gli studi: l’anno scorso il 13,1% dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni (per un totale di 543 mila studenti) ha lasciato la scuola. 

Ognuno avrà i suoi motivi per non continuare il proprio percorso di studi, ma perché ci sono così pochi laureati?

In generale, le ragioni sembrerebbero essere sostanzialmente tre: 

  • difficoltà nella ricerca di lavoro dopo gli studi: sembra che le piccole e medie imprese, in Italia, non siano abbastanza in grado di valorizzare le competenze dei giovani laureati, sia in termini di gratificazione che economici;
  • mancato rinnovamento nei percorsi formativi degli atenei italiani: al contrario delle università di tutto il mondo, l’offerta formativa di quelle italiane sembrerebbe non includere le soft skill, competenze ormai fondamentali nel ventunesimo secolo;
  • infine, pare che le università italiane non siano ancora in grado di preparare gli studenti al mondo del lavoro, probabilmente a causa di una troppa attenzione dedicata alla teoria. 

Davanti a questo scenario e al rischio di indebolire il tessuto economico e sociale del nostro paese, come reagirà l’Italia?  Il primo step della strategia italiana consisterebbe nell’incremento del valore delle borse di studio. 

Le borse di studio: cosa sta cambiando

Negli ultimi anni, le borse di studio assegnate sono state sempre di più, ma è certo che si potrebbe fare di meglio. Tali supporti economici, infatti, hanno sempre previsto una somma di denaro inferiore rispetto ai costi che effettivamente devono sostenere i ragazzi e le famiglie per portare avanti gli studi. 

Infatti, il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) avrà a disposizione un totale di 500 milioni di euro da destinare al raggiungimento di due obiettivi: l’assegnazione di borse di studio almeno a 300 mila studenti entro il 2023 e a 336 mila entro il 2024, incrementando, inoltre, il valore delle stesse almeno di 700€. 

Incrementi diversi si avranno per differenti tipi di studenti:

  • per gli studenti fuori sede e indipendenti, invece, l’incremento previsto è pari a 900 euro, con un valore massimo finale di 6.000 euro per ogni borsa di studio;
  • per i pendolari dovrebbe esserci un incremento di 700 euro, per un valore massimo di circa 3.600 euro;
  • per quelli in sede, l’incremento previsto è di 500 euro, arrivando a un massimo di circa 2.481 euro. 

Sono previste anche altre agevolazioni per gli studenti economicamente svantaggiati, per quelli con disabilità e per quelli che prenderanno parte a programmi di mobilità internazionale. 

Un’altra novità riguarda l’innalzamento delle soglie massime dell’Isee e dell’Ispe, che verranno portate rispettivamente a 24.335 e 52.902 euro. 

Tra l’altro, sono stati stanziati altri finanziamenti del valore di 2 milioni di euro per il sostegno delle spese sanitarie degli studenti fuori sede che hanno un Isee non superiore ai 20 mila euro. 

Come funzionano le borse di studio

Come sappiamo, le borse di studio sono dei sostegni economici che vengono forniti agli studenti che soddisfano determinati requisiti. Questi ultimi possono essere

  • economici: riguardano i beni economici e patrimoniali di ogni singolo studente che non devono andare oltre una determinata soglia stabilita ogni anno all’intero del bando di concorso; 
  • di merito: riguardano i CFU conseguiti in un anno di corso. 

Di norma, all’inizio del primo anno di corso si comincia a beneficiare della borsa di studio solo ed esclusivamente se si è in possesso dei requisiti economici. Dopodiché, oltre a questi, per ricevere le altre rate bisogna soddisfare anche i requisiti di merito che verranno stabiliti all’interno del bando. 

Oltre alle borse di studio regionali (di cui abbiamo parlato fino ad ora), ce ne sono altri tipi:

  • quelle messe a disposizione dalle singole università i cui beneficiari di solito sono studenti meritevoli che non usufruiscono delle borse di studio regionali e che non hanno un reddito tale da finanziare i propri studi;
  • quelle per studiare all’estero;
  • le borse di studio dell’Inps per sostenere i figli dei dipendenti e dei pensionanti della pubblica amministrazione.

 

Insomma, diciamo che i modi per avere agevolazioni sugli studi, almeno sotto il punto di vista economico, ci sono. Ci auguriamo, nel frattempo, anche un bel refresh del sistema scolastico, in modo da permettere ai giovani di essere in linea con le tendenze di oggi. Ci aspettiamo per loro un’educazione più moderna e a passo con i tempi. Un giusto mix di teoria e pratica, per preparare i futuri lavoratori al mondo del lavoro che, purtroppo, ma anche per fortuna, non è fatto solo di parole, concetti e teorie. 

 

 

 

 

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