Gli atenei italiani, ultimamente a corto di fondi e risorse, non sono certo privi di patrimonio immobile. Quattordici milioni di metri quadrati per un valore totale di 34,4 miliardi di euro in mano a 94 università nostrane sul territorio nazionale. Una vera enormità concentrata in particolare al nord della Penisola dove si trovano 6,55 milioni di metri quadri (di cui 2,6 soltanto in Lombardia) per un valore di 16,3 miliardi di euro. Una cifra da capogiro, seconda solo al patrimonio immobiliare delle amministrazioni centrali.
Nel dettaglio la Statale di Milano possiede 440mila metri quadri per un valore totale di 12 miliardi di euro. Sale il valore e il prestigio degli immobili a Firenze dove l’ateneo è padrone di 430mila metri quadri di edifici. L’Università degli studi di Bari ne ha 340mila per 640 milioni di euro e Tor Vergata 220mila.
I dati provengono da un censimento realizzato dalle società Scenari immobiliari e Fabbrica immobiliare Sgr. A rendere interessante l’analisi sono gli sviluppi della riforma Gelmini e i tagli dell’ultima Finanziaria, che impongono agli atenei di razionalizzare il patrimonio al fine di risparmiare in vista della maggiore trasparenza chiesta in bilancio. E ciò che strabilia è che spesso gli atenei non sono nemmeno a conoscenza degli enormi patrimoni di cui sono proprietari.
Ad oggi la necessità di risparmiare sta spingendo molte università a tagliare spazi in locazione e dismettere sul mercato privato parte di questo patrimonio comprendente spesso anche beni storici di pregio. In tempi brevi le università si trasformeranno da soggetti proprietari a venditori. Tra quelle che già da alcuni anni stanno percorrendo la strada delle dismissioni c’è l’Università di Pisa, che dal 2007 ad oggi ha concluso vendite per 1,74 miliardi di euro e sta mettendo all’asta altre proprietà.
Molti atenei, come Bocconi e Politecnico di Milano, hanno preferito investire in nuove sedi “facendo fuori” vecchi immobili di proprietà. Altre, invece, hanno optato pe ril restauro degli edifici storici. Una tendenza in voga è quella di concentrare le facoltà in Poli universitari (sulla falsariga dei campus anglosassoni e statunitensi). I nuovi sviluppi prendono la forma di progetti di riqualificazione o di nuove edificazioni che potrebbero essere compensati dalla valorizzazione delle sedi storiche.