Prima facoltà di medicina del Canada e una tra le migliori a livello mondiale: ma cosa succede se la prestigiosa McGill University riceve fondi dall’industria mineraria dell’amianto per sfornare ricerche, secondo alcuni, “compiacenti”? La comunità scientifica insorge in tutto il Paese intorno alla questione, seppur ormai datata. Dozzine di eminenti ricercatori e docenti di medicina da ogni parte del Canada hanno firmato una lettera aperta per chiedere all’ateneo di troncare ogni legame con l’industria dell’amianto.
Troviamo anche due docenti della stessa McGill tra i firmatari del documento che cita un articolo pubblicato nel 2003 sull’American Journal of Industrial Medicine, dal quale si evincerebbe che alcuni ricercatori dell’ateneo avrebbero accettato fondi dall’Institute of Occupational and Environmental Health della Quebec Asbestos Mining Association e pubblicato alcuni dati opinabili quanto favorevoli agli interessi dei committenti. Secondo un servizio della rete nazionale Cbc, ammonterebbero a un milione di dollari i finanziamenti ricevuti dal team tra il 1966 e il 1972.
“Questi studi negano i danni causati dal crisotilo di amianto e sono stati usati per promuovere la vendita del materiale – si legge nella lettera – Alla luce di questo dubbio passato, crediamo che la McGill sia tenuta in modo particolare a mostrare integrità etica e intellettuale e a troncare ogni legame con l’industria dell’amianto”.
Secondo il documentario della Cbc, infatti, i finanziamenti sarebbero continuati anche in anni più recenti, tanto che nel consiglio di amministrazione dell’ateneo siede Roshi Chadha, direttrice di una azienda che commercia in amianto e moglie di uno dei sostenitori di un progetto per la riapertura e l’espansione delle miniere di Asbestos, in Quebec. I firmatari della lettera pretendono che l’ateneo ne chieda le dimissioni, ma da parte della McGill è arrivato per ora solo un vago commento.
“La McGill University persegue i più alti standard etici – ha detto il portavoce dell’ateneo – e l’integrità e il valore scientifico della ricerca portata avanti al suo interno hanno la massima importanza. Quando occasionalmente si presentano dei dubbi, facciamo affidamento su un rigoroso processo di indagine“. Il portavoce ha inoltre negato che siano tuttora in corso ricerche sull’amianto. Una risposta “codarda”, secondo Fernand Turcotte, primo firmatario e professore emerito di salute pubblica e medicina preventiva all’Università di Laval, secondo il quale l’ateneo deve “far sapere al mondo che non appoggia la propaganda dell’industria”.
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