Quella appena iniziata si preannuncia una settimana densa di mobilitazioni: gli studenti protesteranno il 14 novembre a fianco dei lavoratori di tutta Europa contro i tagli dettati dalle misure di austerità adottate a causa della crisi e torneranno in piazza il 17 per gridare a gran voce la loro voglia di futuro e di cambiamento in occasione della Giornata Internazionale dello Studente.
Entrambe le manifestazioni saranno transnazionali, con studenti, precari, lavoratori e pensionati che che sfileranno in numerose capitali europee tra cui Bucarest, Praga, Stoccolma, Atene, Madrid, Lisbona e Roma. Per tutti il nemico da combattere è l’austerity imposta da Bruxelles, che obbliga al contenimento della spesa pubblica per raggiungere il pareggio di bilancio e di fatto rende molto difficile adottare politiche per la crescita, andando a colpire anche settori vitali come l’istruzione e la spesa sociale.
La protesta di mercoledì 14 novembre coinciderà con lo sciopero generale indetto dalla CGIL. Al corteo parteciperanno gli studenti delle superiori e gli universitari, da giorni già mobilitatisi con flash mob e occupazioni per dire no alle politiche di austerità volute dall’Europa, che mettono in pericolo il diritto allo studio e che sono state sul punto di determinare anche la sospensione del programma Erasmus. Per gli universitari l’appuntamento è alle 9.30 in piazzale Aldo Moro o davanti al rettorato di Roma Tre di via Ostiense. Da lì si muoveranno verso il centro della Capitale, seguendo un percorso ancora da stabilire. Manifestazioni analoghe sono previste anche in altre città italiane.
Il malcontento degli studenti è dettato non solo dai tagli all’istruzione – da giorni si paventa addirittura di lasciare le scuole senza riscaldamenti – ma anche dalle prospettive fosche che vedono davanti a sé una volta che avranno completato il proprio percorso di formazione. Nelle intenzioni degli studenti, infatti, le proteste del 14 novembre e del 17 saranno soprattutto un modo per sottolineare come l’austerità con la quale devono fare i conti i cittadini della maggior parte dell’Europa deprima ancor di più l’economia e prepari per i giovani un avvenire di precariato oltre a distruggere il sistema di diritti conquistati dalle generazioni precedenti.
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