Arrivano le reti anti-meduse realizzate dall'Università del Salento
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Dall’Università del Salento arrivano le reti anti-meduse. La Sicilia sarà la regione apripista

da | Ago 2013 | News | 0 commenti

Ben presto si potranno fare nuotate tranquille lungo le coste del Mediterraneo, senza il timore di qualche incontro ravvicinato e doloroso con le meduse. Grazie al progetto europeo Medjellyrisk, infatti, già dai primi di Settembre verranno testate in Italia, Spagna, Malta e Tunisia le prime reti anti-meduse, ideate e progettate dai biologi dell’Università del Salento. Si tratta di vere e proprie barriere – lunghe fra i 50 e i 100 metri – che impediranno a questi animali marini di aggredire con i loro tentacoli urticanti l’uomo.

Le reti anti-meduse realizzate dall’Università del Salento sono piuttosto facili da rimuovere, oltretutto non hanno alcun impatto negativo sulla fauna marina, che potrà tranquillamente proseguire con la propria vita. Il costo è abbastanza contenuto, poiché si aggira attorno ai 1.500 euro, motivo per cui tali barriere potrebbero essere acquistate anche dai gestori degli stabilimenti balneari e installate in modo da proteggere da effetti indesiderati i bagnanti. In estate, infatti, sarebbero due milioni quelli che nel Mediterraneo sono colpiti dalle meduse e almeno 150mila quelli che finiscono per rivolgersi a un ospedale.

La prima regione in cui verranno testate le reti anti-meduse dell’Università del Salento sarà la Sicilia. Dopodiché, se il progetto funzionerà, tali barriere verranno impiegate in lungo e largo per tutto il Mediterraneo, comprese le coste del Salento. D’altra parte, è in questo mare che negli ultimi anni questi animali planctonici sembrano proliferare, soprattutto nel Mediterraneo occidentale – dall’Italia alla Spagna e al Nord d’Africa – spesso per via dell’incremento delle temperature superficiali delle acque. Così, specie prima confinate al Mediterraneo orientale, ora – stando a quanto sottolineano gli esperti – si stanno diffondendo nel resto del bacino. Grazie al progetto Medjellyrisk, però, verranno applicate metodologie comuni a tutti i Paesi coinvolti nella sperimentazione, rendendo più semplice l’approccio a tale problema.

“Il progetto Medjellyrisk – ricorda Stefano Piraino, docente di Biologia dell’ateneo leccese – è pure su Facebook, una pagina in cui si possono trovare tanti consigli di primo intervento medico rispetto a ogni singola medusa, perché non tutte sono urticanti e pericolose. Una sorta di vademecum per evitare di affollare il pronto soccorso”.

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