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Torino, proteste all’inaugurazione dell’anno accademico

da | Feb 2012 | News | 0 commenti

Proteste e tensione all’Università di Torino nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza dei ministri Fornero e Balduzzi. Durante la cerimonia al Conservatorio Giuseppe Verdi, un gruppo di studenti ha interrotto il ministro della Salute Balduzzi durante il suo intervento distribuendo volantini contro la presenza dei due ministri, mentre all’esterno un corpo a corpo tra altri studenti e attivisti di sinistra e dei sindacati di base con le forze dell’ordine si concludeva con cariche di alleggerimento da parte di queste ultime.
Al centro della contestazione soprattutto il recente taglio alle borse di studio da parte della Regione, che ha escluso dall’assegnazione tanti studenti ritenuti idonei in base ai requisiti di merito e di reddito. Gli studenti hanno anche esposto cartelli contro la frase del presidente del consiglio Mario Monti sul posto fisso “monotono”: “Monti, monotona è la precarietà”. Non sono mancato slogan e striscioni contro il ministro dell’Università e la titolare del Welfare Elsa Fornero, accusata di versare “lacrime di coccodrillo”.
“Siamo una risorsa non uno spreco” hanno urlato gli studenti impedendo al ministro della Salute, Renato Balduzzi, di prendere la parola. Anche la questione del numero chiuso e quella della Tav hanno fatto irruzione nella sala della cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico. Prima di essere accompagnati all’esterno dalle forze dell’ordine, gli studenti si sono detti contrari al numero chiuso, che “impedisce la diffusione del sapere” e hanno urlato ai presenti che un metro di Tav costa quanto 46 borse di studio”.
Sulla questione delle borse di studio a Torino la tensione è molto alta. Anche il rettore Ezio Pelizzetti nei giorni scorsi si era espresso con parole di critica nei confronti sia del ridimensionamento dei conferimenti statali sia del taglio alle borse di studio. “Ogni studente fuori sede – ha spiegato il rettore – riceve tra 2 e 3 mila euro ma genera ricadute sul tessuto locale per almeno 10 mila euro. Perdere questo plusvalore è una follia, senza contare che il diritto allo studio è un diritto garantito dallo Stato”.

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