Boom di iscritti all'università: nel mondo sono 200 milioni
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Università, boom di iscritti nel mondo: sono 200 milioni

da | Feb 2017 | News | 0 commenti

Tutti vogliono una laurea. Si potrebbero sintetizzare così i dati diffusi dall’Unesco in merito all’autentico boom di iscritti negli atenei di tutto il mondo. Gli studenti universitari sono attualmente circa 200 milioni, più del doppio rispetto a vent’anni fa. E le previsioni per il futuro sono di un’ulteriore aumento: tra otto anni arriveranno a 260 milioni. Un terzo del totale dei giovani che hanno l’età giusta, ha scelto di frequentare un corso di laurea, a dimostrazione che per la generazione nata negli anni Novanta del secolo scorso essere in possesso di una solida formazione è condizione necessaria per aver successo nella vita.

Il report dell’Unesco, dal titolo “Towards 2030”, segnala che oggi sono 54 le nazioni nelle quali almeno la metà dei giovani è iscritta all’università. Nel 1996 erano solo cinque. Tra quelle che hanno conosciuto il maggior boom di iscritti negli ultimi due decenni al primo posto c’è la Corea del Sud, che vanta numeri da record. Nel paese asiatico, che si candida a diventare leader mondiale nel settore tecnologico, nella fascia d’età tra i 30 e i 34 anni il numero di laureati sfiora il 70 per cento. E i suoi laureati sono anche di altissima qualità, visto che nelle classifiche sulla preparazione degli studenti la Corea del Sud è sempre ai vertici (insieme alla Finlandia).

Ma è tutto l’Oriente, in generale, a puntare sull’università. La Malesia, infatti, sta portando avanti delle politiche che le permettano di divenire a partire dal 2020 il sesto paese in assoluto per numero di studenti internazionali. Mentre in Vietnam l’obiettivo è avere 20mila dottorati in più.

In Italia, invece, il boom di iscritti non c’è. Anzi, negli ultimi anni abbiamo conosciuto un decremento della popolazione universitaria e anche la percentuale di laureati nel nostro Paese – appena il 25,3 per cento nella fascia 30-34 anni – non è una cosa di cui potersi vantare. Il 40 per cento che era stato fissato come obiettivo da raggiungere entro il 2020 appare, dunque, assolutamente irraggiungibile e ci lascia al palo in uno scenario globale nel quale la competizione si gioca sempre di più sull’innovazione.

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