Studenti italiani all'università all'estero a causa del numero chiuso
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Laurea in Spagna o Romania per aggirare il numero chiuso. Si riapre il dibattito dopo lo speciale di “Repubblica”

da | Nov 2012 | News | 0 commenti

Cresce il numero di studenti italiani costretti a frequentare l’università all’estero a causa del numero chiuso. Uno speciale pubblicato ieri da Repubblica ha raccontato le storie di chi sceglie la Romania per potersi laureare in Medicina o Odontoiatria, riaccendendo le polemiche su una norma che a molti è sempre sembrata lesiva del diritto allo studio. L’Udu, che da anni si batte per la sua abolizione, ha sottolineato che “la fuga di migliaia di studenti verso altri Paesi è per l’Italia una grande sconfitta”.
Le mete più gettonate sono Spagna e Romania, i cui atenei accolgono ogni anno centinaia di studenti italiani, ma sempre più spesso i nostri giovani diplomati scelgono anche l’Albania e la Bulgaria. La motivazione principale di chi opta per l’iscrizione in un’università all’estero è quella di poter inseguire il proprio sogno professionale senza le limitazioni imposte dal numero chiuso, ma un ruolo molto importante è giocato anche dal minor importo delle tasse universitarie. A giudicare da queste premesse, sembrerebbe che all’estero per i nostri studenti sia possibile trovare l’Eldorado, ma bisogna tenere in considerazione anche le difficoltà che si possono incontrare, una volta conseguita la laurea, nel far riconoscere il proprio titolo di studio qui in Italia.

Sempre più spesso per diventare medici o odontoiatri, ma anche avvocati, si devono fare i bagagli per spostarsi dove le maglie della selezione sono più larghe. In Italia, infatti, per l’anno accademico 2012/2013 erano disponibili solo 10.173 posti per Medicina e 900 per Odontoiatria, a fronte di 77mila iscritti ai test di ammissione, molti dei quali si ripresentavano per la seconda o terza volta. Aggirare lo sbarramento del numero chiuso andando all’università all’estero sembrerebbe essere la soluzione in grado di restituire agli studenti italiani il diritto di inseguire le proprie aspirazioni.
Tuttavia, come fa notare anche Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu, dovrebbe essere il nostro Paese ad offrire ai propri cittadini l’opportunità di formarsi nel ramo che preferiscono, tanto più che numerose ricerche ormai segnalano come nel giro di pochi anni a causa dal numero programmato avremo penuria di medici e saremo costretti ad “importarli” da Paesi stranieri. “Il nostro Governo – lamenta l’Udu – non fa nulla per incoraggiare i nostri studenti a formarsi qui”, sancendo il fallimento di un intero sistema universitario, che impone agli studenti italiani come unica soluzione quella dell’emigrazione verso le università estere. La battaglia dell’Udu contro il numero chiuso è intanto arrivata alla Corte Costituzionale, che dovrà dire l’ultima parola in merito.

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