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Student Action Day, la protesta tra sit-in e flash mob

da | Apr 2011 | News | 0 commenti

Un’altra giornata di mobilitazione ha visto oggi protagonisti gli studenti italiani. Si tratta dello “Student Action Day”, andato “in scena” in molte città italiane tra cui Roma, Bari, Torino, Milano, Napoli, Genova e altre province da Nord a Sud, per “scaldare” una primavera fatta di mobilitazioni contro le politiche e le dichiarazioni del governo.

A seguire la grande iniziativa del 9 aprile “Il nostro tempo è adesso” è infatti una giornata organizzata da alcune sigle universitarie, prime fra tutte l’Unione degli universitari (Udu), per dare appuntamento a studenti, ricercatori e personale della scuola e dell’università con volantinaggi e una serie di azioni a sorpresa sparse per le città.

Le studentesse e gli studenti nelle piazze hanno infatti ribadito la propria contrarietà alle politiche dell’esecutivo sull’università e sul lavoro, provvedimenti che “precarizzando il lavoro e la formazione, chiudono ogni spazio ai diritti e alle tutele al vero corpo vivo di questo Paese: gli studenti e i lavoratori”, come scritto nel comunicato congiunto delle diverse sigle coinvolte.

La mobilitazione di oggi si è mossa soprattutto attraverso blitz, flash-mob, e sit-in, con l’obiettivo di preparare il terreno di protesta allo sciopero generale della Cgil indetto per il 6 maggio,  dove la stessa Udu non mancherà per dire “no a questo modello di scuola e università, rivendicando la possibilità di riprendersi le scuole, i luoghi di formazione e liberare un futuro in mano alla precarietà“.

Difficili da digerire per gli studenti di Action Day le ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio, in cui fra le varie esternazioni accusava gli “insegnanti comunisti”. “Le ultime parole del presidente del consiglio – si legge nel comunicato – sono vergognose, ma ancora di più lo sono i 9 miliardi di tagli su scuola e università, le migliaia di precari lasciati senza lavoro, le scuole che continuano a cadere a pezzi, l’assenza di risorse per i dipartimenti e per i ricercatori in un Paese che ha bisogno di una formazione di qualità per crescere”.

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