La scoperta straordinaria del 2016? Le onde gravitazionali
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Science: “La scoperta straordinaria del 2016 sono le onde gravitazionali”

da | Dic 2016 | News | 0 commenti

Quello che sta per concludersi è stato senza dubbio un annus horribilis per la musica e il cinema. Tra gli artisti che ci hanno lasciato negli ultimi dodici mesi ci sono David Bowie, Prince, Leonard Cohen, Gene Wilder, Carrie Fisher e Alan Rickman, giusto per citarne alcuni. Eppure per la scienza è stato un anno foriero di novità importanti. Si potrebbe ben dire, anzi, che sia stato un autentico annus mirabilis. Soprattutto grazie a quella che l’autorevole rivista Science ha incoronato come la scoperta straordinaria del 2016: la prova dell’esistenza delle onde gravitazionali.

Il concetto di onda gravitazionale era stato introdotto un secolo fa da Albert Einstein nella sua teoria della relatività. Fino allo scorso febbraio, tuttavia, la loro esistenza era rimasta a livello puramente ipotetico. La notizia che ha praticamente sconvolto il mondo della fisica, e che a buon diritto si è meritata il titolo di scoperta straordinaria del 2016, è arrivata grazie al Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (Ligo), che ha captato l’eco di uno di questi fenomeni.

Al momento di scegliere quale fosse la scoperta straordinaria del 2016 la redazione della rivista non ha avuto dubbi. “Quando ci siamo riuniti per discutere le grandi notizie di scienza, non ci abbiamo messo molto a individuare quella fondamentale dell’anno. Il 2016 ha visto molti risultati impressionanti, ma la scoperta delle onde gravitazionali domina su tutti”, ha spiegato il caporedattore Tim Appenzeller.

Ma perché le onde gravitazionali sono così importanti? In sintesi esse sono delle curvature nello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti, la cui esistenza ha moltissime ricadute. La prima è che essa conferma anche quella dei buchi neri. Ma non solo. Grazie alla scoperta straordinaria del 2016, infatti, la possibilità dei viaggi nel tempo non è più così chimerica. Forse ci vorranno ancora secoli, ma prima o poi l’uomo potrebbe riuscire ad andare avanti o indietro tra passato, presente e futuro.

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