Università di Padova: "Mozzarelle blu a causa di un ceppo batterico"
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Mozzarelle blu? Colpa di un ceppo batterico che deriva da un pesticida usato in agricoltura

da | Dic 2013 | News | 0 commenti

Una ricerca che sarà pubblicato sulla rivista scientifica Food Microbiology e condotta da alcuni ricercatori dell’Università di Padova ha portato alla luce la causa responsabile del cosiddetto fenomeno delle “mozzarelle blu”: un ceppo batterico, “figlio” di un pesticida utilizzato in agricoltura. Ciò è stato possibile, in particolare, al gruppo di ricerca dell’area di Ispezione degli alimenti di origine animale del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione (Bca) che si trova presso l’ateneo padovano.

Alla conclusione che la causa delle mozzarelle blu sia questo ceppo batterico, si è giunti grazie ad un metodo molecolare appositamente sviluppato per l’identificazione rapida dell’alterazione. Inoltre, affinché tutti i laboratori d’analisi possano applicare tale metodica, è stato anche aperto un database on-line che contiene tutte le informazioni utili e nel quale tutti i dati relativi ai diversi ceppi batterici potranno essere depositati e condivisi – mediante l’utilizzo della rete Internet – dalla comunità scientifica e dagli operatori del settore.

Nel dettaglio, il ceppo batterico per colpa del quale le mozzarelle possono diventare blu appartiene a un gruppo strettamente correlato a un altro ceppo che solitamente è usato in agricoltura come pesticida nella lotta biologica. Lotta che si conduce sia negli Stati Uniti sia in Canada. Questi batteri – in parte raccolti grazie alla collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono, quindi, ben distinti della specie Pseudomonas fluorescens, che produce invece un pigmento solubile fluorescente chiamato pioverdina.

La scoperta fatta grazie a questa ricerca dell’Università di Padova è fondamentale per capire una volta per tutte la causa scatenante del fenomeno delle “mozzarelle blu”. Oltretutto, tali risultati “allo stesso tempo forniscono agli operatori del settore e all’autorità competente uno strumento rapido e affidabile – spiega Barbara Cardazzo, autrice dello studio – per la tracciabilità e l’identificazione dei ceppi batterici causa della colorazione blu con ricadute altrettanto importanti per comprendere la loro provenienza e stabilire adeguate misure di controllo“.

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