Bicocca: una ricerca per spiegare la scelta dell'Università
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Per la scelta dell’università contano più amici e genitori, lo dice la Bicocca

da | Ott 2010 | News | 0 commenti

ricerca bicocca scelta università


Per la scelta dell’università giusta a cui iscriversi dopo il diploma superiore gli studenti danno più credito ad amici e genitori che a insegnanti e brochure di orientamento. A dirlo è una ricerca appena presentata dall’Università Bicocca di Milano, basata sui risultati emersi dall’intervista di 871 studenti dell’ultimo anno delle superiori in Lombardia. L’influenza che i legami affettivi hanno sulla scelta del percorso di studi, insomma, sembra restare intatta negli anni, e nonostante gli atenei dedichino sempre più risorse economiche e umane alle politiche di orientamento dei diplomati.

In particolare, tra i ragazzi che hanno risposto all’intervista, il 60 per cento chiede un parere agli amici per scegliere l’università adatta, il 52 per cento con i genitori, il 47 per cento con gli insegnanti e il 30 per cento fa riferimento, invece, al materiale divulgativo universitario come lebrochure. Un po’ meglio va per le guide universitarie a cui fa riferimento il 52 per cento degli intervistati. In ogni caso, gli open day organizzati da facoltà e atenei restano molto apprezzati dagli studenti, il 74 per cento degli intervistati ha dichiarato di prendere parte alle note giornate di orientamento universitarie.
Questi dati assoluti, cambiano poi al variare del genere, della posizione geografica e del tipo di scuola frequentato dagli studenti, spiega la ricerca. Sono infatti più le donne a confrontarsi con i genitori per la scelta dell’università, rispetto agli uomini, anche se la differenza è minima (62 per cento contro il 58 per cento). A dare più credito agli insegnanti invece maggiormente gli studenti maschi (27 per cento contro il 23 per cento delle donne) e gli studenti degli istituti professionali (45 per cento contro il 15 per cento degli studenti di licei).
La ricerca diffusa dalla Bicocca di Milano, è stata fatta applicando – per la prima volta in Italia, spiega l’ateneo – il metodo messo a punto da due studiose belghe, Veerle Germeijs e Karine Verschueren, che va sotto il nome di Study Choice Task Inventory e che prende spunto dai modelli utilizzati nell’analisi delle carriere di lavoro.

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