Dal Politecnico di Milano una ricerca sulla vita da fuori sede
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Parola d’ordine: ‘condivisione’. La dura vita di studenti e neolaureati fuori sede in una ricerca del Politecnico di Milano

da | Mag 2013 | News | 0 commenti

Cara università, ma quanto mi costi! Non solo tasse: anche affitto, spesa, varie. Il laboratorio Housing and Neighbourhoods del corso di laurea in Urban Planning and Policy Design del Politecnico di Milano ha fatto ‘i conti in tasca’ a un campione di universitari fuori sede del capoluogo lombardo e ne ha tracciato un ritratto, scoprendo che per difendersi dalle spese eccessive la soluzione migliore si chiama ‘condivisione’.

La voce che pesa di più nel bilancio è sicuramente l’affitto. Milano è una città piuttosto cara, ma altrettanto (e forse di più) lo è Roma e poco meno lo sono Firenze, Bologna e Venezia: secondo le stime della ricerca del Politecnico di Milano si va dai 350 ai 650 euro al mese per una stanza. Per mangiare, invece, un fuori sede deve mettere in conto almeno 150 euro al mese. Anche lo studio richiede risorse economiche (al di là delle tasse universitarie): secondo l’indagine servono circa 40 euro al mese per cancelleria, fotocopie e complementi vari. Poi c’è l’ormai irrinunciabile cellulare o smartphone, con una spesa che si aggira sui 20-30 euro al mese. Infine viene il tempo libero, a cui vengono destinati 90-100 euro.

La vita da fuori sede è costosa e non tutti possono contare sui genitori. E allora come si fa a sbarcare il lunario? Secondo la ricerca del Politecnico di Milano un lavoro part-time è la soluzione più diffusa. Part-time si fa per dire, perché il tempo ad esso dedicato supera in genere le 20 ore alla settimana. I guadagni? Per lo più meno di 500 euro, tranne qualche fortunato che guadagna tra i 500 e gli 800. Di contratti quasi neanche a parlarne e nella maggior parte dei casi la stessa cosa vale per l’affitto.

Non che ai laureati vada meglio: poco lavoro, salari bassi, quelli di loro che non vogliono tornare a vivere con la famiglia – i cosiddetti boomerang kid – devono adattarsi come possono. E allora, sia per studenti che per neolaureati fuori sede, la parola d’ordine diventa ‘condivisione’, a partire dagli appartamenti. Solo il 2 per cento dei fuori sede, infatti, vive in uno studentato o una residenza universitaria, a causa di un’offerta ridotta e di livello non eccelso.

Con un po’ di creatività in casa, doti organizzative e spirito di gruppo (e ricorrendo anche ai prestiti tra amici), è possibile far fronte alle spese. Prioritari gli spazi comuni, ampi e comodi, e gli spazi di lavoro. Si vive con due o più persone per ammortizzare il più possibile i costi. E il co-housing diventa un vero stile di vita: car sharing, condivisione di spese, gruppi d’acquisto. E nuove forme, ripensate e ridefinite, di socialità.

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