Rapporto Cnvsu, aumentano i fuori corso
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Il rapporto Cnvsu: “In Italia una marea di fuori corso”

da | Gen 2011 | News | 1 commento

Diminuiscono bruscamente gli immatricolati e cade pericolosamente la percentuale relativa alla regolarità degli studi. È quello che ha rilevato nel suo undicesimo rapporto il Cnvsu (Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario), che delinea una situazione tutt’altro che rosea per studenti, neolaureati e atenei stessi.

Con 95 atenei, 5.493 corsi di studio attivi e 57.363 docenti sono solamente 800.000 gli iscritti nel 2009-2010 (in calo di più di 15.000 unità rispetto all’anno accademico precedente). A diminuire è soprattutto la percentuale di immatricolati: il 65,7 per cento, un calo percentuale dell’8,8 dal 2003 ad oggi.

L’allarme, a detta del Cnvsu, arriva maggiormente dai territori in cui l’occupazione non manca e questo dimostra come il binomio laurea-lavoro sia meno avvertito che in passato. Cresce anche la percentuale degli immatricolati inattivi, che arriva al 13,3 per cento. Ancora più preoccupante la situazione della mancanza di regolarità negli studi: ogni dieci studenti iscritti, quattro sono fuori corso. Gli studenti più regolari si confermano quelli iscritti a corsi a numero chiuso.

Ma non è finita: in Italia soltanto il 32,8 per cento degli studenti porta a termine il corso di laurea, a fronte di una media Ocse del 38 per cento. Si riducono anche i fondi per le borse di studio, calati del 60 per cento nel 2010: al Sud solamente sei studenti idonei su dieci ottengono la borsa mentre al Nord il sussidio arriva quasi a tutti gli idonei. il rapporto conferma anche il basso livello di spesa pubblica dedicata all’università: lo 0,8 per cento rispetto al Pil nazionale, un valore che coincide con quello della Slovacchia e supera solamente quelli di Giappone, Cile e Corea.

E in questi giorni iniziano si fanno sentire le prime reazioni dei fuori corso, che si considerano presi di mira dagli atenei, e gridano all’Italia il loro disappunto. “Con tutti i problemi che ha l’università italiana – commentano – non si può certo dire che siamo noi il principale”. Le difficoltà in cui versa il sistema universitario italiano, a detta di molti studenti fuori corso, sono attribuibili solamente allo Stato che assegna i contributi sulla base del numero di studenti che annualmente si laureano e non con criteri basati sulla qualità della didattica.

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trotta
trotta
13 anni fa

Assurda la percentuale che solo il 32% porta a termini gli studi.Se uno liberamente sceglie di non voler terminare,bene, ma se il problema è legato ad altri fattori è davvero assurdo.Il Ministro dovrebbe fare molta attenzione, e comunque pensare a qualche sistema per recuperare i ragazzi che hanno abbandonato riconoscendo la carriera universitaria pregressa anche se hanno abbandonato da 10 anni senza pagare le tasse.Facendo vedere a tutti che sta dalla parte dei ragazzi cercando di aiutarli.Assurdo anche che si cerchi di scaricare le colpe dei malfunzionamenti sui ragazzi fuoricorso, sembra come se si mandasse un ragazzo fuori con maglietta e pantaloncini sotto la pioggia e poi ci si lamenti perchè torna a casa bagnato.Perchè, se tanti sono fuoricorso o abbandonano, le Università qualche colpa l’ avranno, che non è la mancanza di fondi,perchè sono belli paffutelli.