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Il presidente Napolitano in visita alla NY University

da | Apr 2011 | News | 0 commenti

“Una leggenda che per molti rappresenta il meglio dell’Italia”. Così il professor Weiler ha introdotto agli studenti di legge della New York University il presidente Giorgio Napolitano. Ultimi avvenimenti in Italia, vita privata, gusti musicali, la carriera politica e altre profonde riflessioni sono stati gli argomenti al centro dell’intervento del Presidente della Repubblica tenutosi l’altro ieri presso la sede della prestigiosa università della Grande Mela.

L’atteso incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi studenti e personalità, è iniziato con il ricordo del presidente dei suoi primi anni di attivismo sociale e politico, sin dai primissimi anni dell’università. “Parlavamo di Marx e della guerra e anche se questo poteva rappresentare un problema capimmo presto e con amarezza che l’Italia doveva perderla per avere un nuovo inizio”, ha ricordato a proposito dei lunghi discorsi che teneva con il movimento studentesco.

Nonostante la pianificazione del suo discorso prevedeva solo un focus sull’Unione Europea, Napolitano si è espresso su i temi più svariati, rispondendo divertito anche a domande sul cibo italiano, a cui ha risposto patriotticamente: “Ovviamente amo gli spaghetti olio, aglio e peperoncino oppure semplicemente pomodoro e basilico. Non mi piacciono le paste con i sughi”.

Ampio spazio è stato dato però anche a questioni critiche, rispondendo alle domande incalzanti del moderatore, il professor Weiler, che non ha mancato di sottolineare l’attuale situazione italiana in termini di instabilità politica, una condizione che Napolitano ha definito una “guerriglia”, fino alla questione libica e l’allarme immigrazione.

Ribadendo i suoi forti dubbi sull’astensione della Germania nell’intervento in Libia, richiamando all’indispensabilità di una politica europea, il presidente ha dichiarato a proposito di immigrazione: “Gli sbarchi degli immigrati a Lampedusa non sono un problema solo italiano. Non è accettabile che l’Europa lo veda come tale. L’isola siciliana non rappresenta i confini del nostro Paese ma di tutto il Continente: è la frontiera dell’Europa”.

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