Poletti: "Per trovare lavoro? Meglio il calcetto che mandare in giro il curriculum"
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Nuova gaffe di Poletti: “Inutile mandare curricula, meglio giocare a calcetto”

da | Mar 2017 | News | 0 commenti

Per trovare lavoro mandare il proprio curriculum in giro è meno utile di giocare a calcetto. Ancora una volta la dichiarazione che ha dato fuoco alle polemiche arriva dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Il quale, intervenendo a un convegno sul tema dell’alternanza scuola-lavoro all’Istituto tecnico professionale “Manfredi-Tanari” di Bologna, ha suggerito agli studenti presenti di puntare più sul calcetto che sull’invio di candidature a destra e a manca, se sperano di trovare un’occupazione.

Il ministro si è difeso dicendo di non aver “mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità”, bensì di aver sottolineato “l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico”. Il calcetto, ha spiegato Poletti, è una metafora per indicare le attività che permettono di entrare in contatto con altre persone e costruire una rete di relazioni. Le precisazioni, però, non gli hanno evitato di diventare bersaglio delle critiche di chi non ha gradito la sua ennesima uscita “fuori dalle righe”. Poletti, infatti, non è nuovo a gaffe del genere. In passato aveva dichiarato che è meglio laurearsi in fretta, piuttosto che cercare di ottenere il massimo dei voti. Ma il vero polverone si era sollevato quando disse che tra i cervelli in fuga ce ne sono alcuni che “è meglio stiano dove sono”.

Tra i primi a sollevarsi contro le parole di Poletti i deputati del Movimento 5 Stelle membri della Commissione Lavoro: “Dal ministro Poletti arriva l’ennesimo intervento a gamba tesa e, è il caso di dirlo, un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati”. Critiche al ministro sono giunte anche dalla maggioranza. “Se il ministro Poletti voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi”, ha commentato il parlamentare PD Antonio Misiani. Che ha aggiunto “Certe affermazioni sono quanto meno discutibili, soprattutto se pronunciate da chi di lavoro si deve occupare istituzionalmente.”

Alle polemiche il ministro Poletti ha reagito etichettandole come strumentali ed evidenziando che la platea di studenti davanti alla quale ha pronunciato le frasi “incriminate” ha compreso perfettamente ciò che aveva intenzione di comunicare.

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