Oxford: "I comici? Hanno tratti psicotici e disturbi di personalità"
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Università di Oxford: “I comici? Ci fanno ridere grazie a tratti psicotici e disturbi di personalità”

da | Gen 2014 | News | 0 commenti

I comici fanno ridere perché possiedono caratteristiche proprie di psicosi e disturbi della personalità. A sostenerlo è il dipartimento di Psicologia sperimentale dell’Università di Oxford, in una ricerca appena pubblicata sull’importante British Journal of Psychiatry, che conferma i legami che esistono tra follia e creatività.

Per giungere a questa conclusione, il prestigioso ateneo britannico ha esaminato le risposte fornite da 523 comici – 119 donne e 404 uomini inglesi, statunitensi e australiani – a un questionario online, con domande mirate a individuare i disturbi di personalità e le forme di alterazione psicotica. Lo stesso questionario è stato poi somministrato a due gruppi di controllo: il primo formato da 364 attori e il secondo da 831 volontari che non svolgono lavori legati alla creatività.

Quattro gli aspetti misurati: le esperienze insolite, con la credenza in telepatia e paranormale, la disorganizzazione cognitiva, ossia la difficoltà a organizzare o esprimere i propri pensieri, i comportamenti antisociali e l’anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere fisico, intimo e sociale. I risultati? Punteggi evidentemente più alti in tutti i quattro i campi per i comici, seguiti dagli attori e infine dal gruppo di individui comuni. Si è quindi evidenziata una notevole affinità tra i comici e le persone affette da psicosi e disturbi di personalità. E sarebbe proprio questa la radice della loro capacità di fare battute umoristiche così efficaci, come spiega il professor Gordon Claridge, perché questi tratti potrebbero “aumentare la capacità delle persone di associare cose strane o insolite o di pensare fuori dagli schemi”.

Ma attenzione a non incappare in facili banalizzazioni, avvertono colleghi dei ricercatori di Oxford autori della ricerca. Dall’Istituto di Psichiatria di Londra, ad esempio, il dottor James McCabe sottolinea che “I risultati non provano l’esistenza di un legame tra il talento comico e la malattia mentale”. Attraverso il test, spiega McCabe, “I comici sono stati valutati quanto a capacità di stabilire collegamenti tra concetti apparentemente non collegati, per verificare la teoria che vede nella giustapposizione di idee proprie di mentalità tra loro diverse la chiave di quanto ci fa ridere“.

E Paul Jenkins, direttore esecutivo di Rethink – associazione che si occupa di ‘ripensare’ la malattia mentale e aiutare  nella loro vita quotidiana le persone affette da psicosi, disturbi della personalità e altre patologie – ammonisce: la ricerca offre spunti d’interesse, ma il luogo comune che associa il genio alla follia va sorpassato, in nome di una migliore comprensione della malattia.

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