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La lettera di Saviano, e la risposta degli studenti

da | Dic 2010 | News | 0 commenti

“Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi”, ha esordito così Roberto Saviano nelle prime righe della lettera pubblicata su Repubblica destinata agli studenti, per arricchire il dibattito sulla violenza negli scontri e nelle manifestazioni del 14 dicembre scorso. Lo scrittore infatti, rivolgendosi direttamente a chi era in piazza quel giorno, ha rilevato come la comunicazione mediale sia stata “improvvisamente monopolizzata da scontri, schiacciata dalla vecchia contrapposizione tra violenza e non-violenza”, anziché “accendere luci, luci su tutte le ombre di questo paese”.
Una lettera, quella di Roberto Saviano, che alcune associazioni di studenti hanno accolto con entusiasmo, come si intende dalla lettera di risposta pubblicata dagli studenti dell’Unione degli Universitari e della Rete degli studenti.
“Gli scontri di martedì fanno male al movimento studentesco, hai ragione”, hanno detto le associazioni, ribadendo che hanno avuto la sola funzione di offuscare una mobilitazione condivisa nelle sue ragioni e nelle sue pratiche dalla società civile, dall’opinione pubblica.

Saviano infatti nelle sue parole ha duramente criticato e condannato l’assalto al carabiniere, o l’incendio e le aggressioni contro le camionette, e allo stesso modo ha incoraggiato gli studenti a prendere nette distanze da quelli che ha definito “idioti”, che secondo lo scrittore hanno oscurato una battaglia “che non possiamo perdere”.
Le associazioni hanno infatti pienamente condiviso lo spirito delle prossime proteste, ovvero manifestazioni e cortei a viso scoperto e a “schiena dritta”, per poter veicolare un messaggio che non sia di paura ma di cambiamento, “una generazione che usa parole più pesanti delle pietre e sa scendere in piazza a viso scoperto”, si legge nella lettera.
Nella conclusione poi le due associazioni, l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi, si sono rivolte a Roberto Saviano, chiedendo di poter avere un incontro per aprire un confronto “sulla battaglia culturale per una società della conoscenza e della libera informazione”.

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