Indagine La Stampa sul voto di laurea: in Italia troppi 110 e lode
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Indagine de La Stampa sul voto di laurea dei dottori magistrali: “Troppi 110 e lode. 4 su 10 ottengono il massimo”

da | Dic 2014 | News | 0 commenti

Bravi, bravissimi, anche troppo: sono gli universitari italiani del “3+2”. Secondo un’indagine appena pubblicata da La Stampa sul voto di laurea ottenuto dai dottori di II livello, quasi il 40 per cento di quanti nel 2013 hanno concluso un corso di studi magistrale ha ottenuto 110 e lode. Un dato eccessivo, secondo il quotidiano torinese, che punta il dito soprattutto sul Sud e le Isole.

L’indagine sul voto di laurea dei dottori magistrali è stata realizzata sulla base di dati commissionati da La Stampa al MIUR e, come spesso accade nel nostro Paese, evidenzia importanti differenze tra le varie aree geografiche. Se negli atenei del Nord-Ovest il 110 e lode è stato ottenuto solo dal 28 per cento degli studenti, già in quelli del Nord-Est la quota sale al 32 per cento, per poi impennarsi al Sud, dove nel 2013 ha ottenuto il massimo dei voti ben il 44 per cento dei laureati. Ma sono Sicilia e Sardegna a registrare il maggior numero di eccellenze: qui 110 e lode è stato il voto di laurea di 1 laureato su 2.

Allargando un po’ l’orizzonte e prendendo in considerazione i voti tra il 106 e il 110, dall’indagine de La Stampa si scopre che le cifre si fanno ancora più alte. Nelle Isole hanno ottenuto un voto di laurea compreso in questa fascia il 26 per cento dei laureati, ciò significa che l’80 per cento dei dottori magistrali del 2013 si colloca nel gruppo dei bravissimi. Ma si tratta di risultati reali o di valutazioni “gonfiate”. Se lo chiede anche il quotidiano di Torino, che invita alla riflessione su questi numeri: “Che vuol dire? Le università sono piene di geni? E che se ne fa poi l’Italia di persone così preparate? Oppure i professori sono all’improvviso diventati tutti facili nei voti? Il dibattito è aperto”.

Al centro della discussione, per La Stampa, c’è il sistema del 3+2. L’innalzamento dei voti, infatti, è figlio della riforma e, se la media del voto di laurea dei dottori triennali non si discosta in modo importante dai dati pre-riforma, nel biennio conclusivo le valutazioni schizzano inesorabilmente verso l’alto. Sulle cause del fenomeno non c’è, però, unanimità di opinioni. Per i difensori del 3+2 l’innalzamento del voto di laurea alla magistrale è figlio della maggior motivazione di coloro che dopo il primo ciclo decidono di proseguire gli studi. Per i detrattori del sistema, invece, il voto di laurea dei dottori di II livello è più alto perché nel biennio specialistico si crea un rapporto più stretto tra studenti e docenti, con questi ultimi che “si mostrano più benevolenti“, come ha spiegato al giornale Luigi Biggeri, ex presidente dell’Istat e attualmente professore di Statistica alla LUISS.

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