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Università, con la crisi si cambia: aumentano i pendolari, diminuiscono i lavoratori

da | Nov 2015 | News | 0 commenti

Meno studenti lavoratori e più pendolari, così cambia l’università italiana a causa della crisi. A dirlo è l’Indagine Eurostudent 2015, studio promosso e co-finanziato dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), giunto quest’anno alla sua settima edizione. L’indagine ha scattato una fotografia dell’attuale situazione degli studenti, facendo emergere i cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi anni a causa del mutamento delle condizioni economiche.

 

Per via della minor disponibilità di denaro da parte delle famiglie e dell’assenza di adeguati contributi a sostegno del diritto allo studio, ad esempio, il pendolarismo è in aumento. Ormai tre studenti su quattro scelgono di vivere ancora con i propri genitori, mentre solo uno su quattro va a studiare fuori sede, e tra quelli che rimangono a casa due viaggiano ogni giorno per raggiungere le aule universitarie, portando la percentuale di pendolari al  50 per cento. A fare la spola tra casa e università sono soprattutto, secondo l’Indagine Eurostudent 2015, i ragazzi che provengono da nuclei familiari che hanno una condizione socio-economica meno privilegiata.

La crisi ha spinto anche ad ottimizzare l’impiego delle risorse, portando una fetta consistente di studenti del Sud a emigrare verso gli atenei del Centro-Nord, ritenuti maggiormente in grado di aprire le porte per il successo professionale. La conseguenza di questo fenomeno è lo svuotamento progressivo delle università meridionali a vantaggio di quelle centro-settentrionali.

Dai dati dell’Indagine Eurostudent 2015 si scopre inoltre che negli ultimi tre anni è calato del 30 per cento il numero di studenti lavoratori, con un picco del 40 per cento nel Nord-Est. La causa è, ancora una volta, la crisi economica, che ha portato a un calo dell’occupazione giovanile.

L’Indagine Eurostudent 2015 pone poi l’accento su un punto nodale, che sta dietro a ciascuno dei fenomeni già citati, ossia la diminuzione della platea di studenti che beneficia dei contributi per il diritto allo studio. Quelli che hanno ricevuto la borsa sono diminuiti, infatti, mediamente del 10 per cento. Così solo il 20 per cento degli iscritti delle nostre università proviene da famiglie operaie, mentre uno su tre ha genitori impiegati e uno su cinque professionisti.

Infine, l’Indagine Eurostudent 2015 si sofferma sul tempo dedicato allo studio. I più “secchioni” sono quelli dell’area tecnico-scientifica, che dichiarano di passare sui libri una media di circa 50 ore a settimana. Quelli che studiano meno sono gli iscritti ai corsi di laurea dei gruppi economico statistico, educazione fisica, insegnamento e politico-sociale, che dichiarano di dedicate allo studio meno di 40 ore.

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