I geologi sono a rischio scomparsa: colpa della riforma Gelmini
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In Italia i geologi sono a rischio scomparsa. Colpa della riforma Gelmini

da | Gen 2015 | News | 0 commenti

I geologi sono a rischio scomparsa. L’allarme è stato lanciato più volte dal consiglio nazionale della categoria e non può lasciare indifferenti. Se non fossimo il paese delle frane, degli smottamenti, e del dissesto idrogeologico non ci sarebbe di che preoccuparsi, invece lo siamo e c’è ben poco da stare allegri. Soprattutto perché l’Italia ha anche vulcani e  numerose zone ad elevatissimo rischio sismico.

A determinare questa situazione è stata la riforma Gelmini, che ha disposto l’accorpamento dei dipartimenti universitari e ha fatto sì che dei trentaquattro dipartimenti di Geologia esistenti negli atenei nazionali ne sopravvivessero solo otto. E in alcune regioni, come l’Emilia Romagna, non ne è rimasto nessuno, cosa che fa dire a Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che presto queste figure professionali dovranno essere importate dall’estero.

Era il febbraio 2012 quando la categoria indirizzò una lettera all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, contenente un accorato appello intitolato “Per un nuovo risorgimento delle scienze geologiche”, che era stato sottoscritto non soltanto da tutti i rettori italiani, ma anche dai presidi delle facoltà di Scienze e da migliaia di professionisti, ricercatori e comuni cittadini. L’iniziativa aveva portato alla presentazione di un disegno di legge, che da troppo tempo è fermo in Commissione cultura alla Camera. E nell’indifferenza generale, i geologi sono a rischio scomparsa.

La riforma Gelmini ha imposto vincoli numerici molti stringenti per la costituzione di dipartimenti universitari (la presenza di 40 professori e ricercatori della stessa disciplina) e le Scienze della Terra stanno pagando il prezzo di questi limiti così rigidi, finendo accorpate in dipartimenti a caso. “Nelle diverse sedi universitarie i geologi oggi si trovano insieme, a seconda dell’ateneo, ai biologi, ai botanici, ai fisici, ai chimici, ai matematici, agli ingegneri, ai forestali”, spiega Graziano, che evidenzia come le Scienze della Terra siano una disciplina che non ha mai avuto grandi numeri. Oggi ci sono in tutto meno di mille docenti e il dato va via via diminuendo, il che è assurdo, viste le caratteristiche e le condizioni del territorio italiano. Una condizione che contribuisce a spiegare perché i geologi sono a rischio scomparsa e anche gli otto dipartimenti universitari sopravvissuti faticano.

Intanto, le due deputate del Partito democratico che hanno presentato il disegno di legge in Commissione cultura alla Camera, Raffaella Mariani e Manuela Ghizzoni, rassicurano: “Investiremo nella formazione di professionisti esperti. La proposta in esame ha introdotto un programma di borse di studio in favore degli studenti che si iscrivono ai corsi di laurea in Scienze della terra: una misura concreta a favore dell’incremento delle iscrizioni e al potenziamento dei corsi di laurea”.

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