Fuoricorsismo, perché il 40% degli studenti in Italia si laurea in ritardo
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Tutte le cause del “fuoricorsismo”. Ecco perchè in Italia gli studenti si laureano tardi

da | Apr 2012 | News | 2 commenti

Il termine, “fuoricorsismo“, è un neologismo coniato per indicare la tendenza a laurearsi molto oltre la durata legale del corso universitario scelto: fenomeno, questo, ampiamente diffuso in Italia. Basti pensare che è ben il 40 per cento degli studenti iscritti nei nostri atenei a raggiungere il fatidico traguardo con qualche anno di ritardo. A sottolinearlo è un articolo pubblicato da quattro docenti universitari suLavoce.info, che avvertono: non date tutta la colpa agli studenti, le ragioni sono varie. E complesse.
Stando ai dati forniti dal ministero dell’Istruzione, il numero di studenti fuoricorso è costantemente cresciuto nel periodo compreso tra il 1969 e il 2009. Un dato difficile da digerire, per un Paese che ha da sempre rappresentato la culla della cultura e del sapere. Solo con l’introduzione della riforma del “3+2”, avvenuta nel corso del 2001, la quota di giovani fuoricorso si è ridotta notevolmente, facendo scendere l’asticella dal 76,2 per cento registrato nel 2002 al 56,3 del 2009.

Il dato, però, non è del tutto veritiero. Come sottolineano gli autori dell’articolo, la diminuzione della percentuale ha infatti risentito dei passaggi avvenuti dal vecchio al nuovo ordinamento, che hanno permesso di ridurre notevolmente il tempo necessario per arrivare alla laurea. L’abbassamento più rapido della percentuale di laureati “ritardatari” si è registrato nel biennio 2002-2004, per poi mantenersi via via costante.
Tra le cause della lentezza dei giovani nell’affrontare il percorso di studio non c’è soltanto la svogliatezza. A detta dei docenti, tra cui tre dell’Università del Piemonte Orientale, Giorgia Casalone, Eliana Baici e Carmen Aina, il sistema di regole di accesso alle università italiane sembra pesare parecchio sui ritardi che si accumulano nel corso degli anni. I ragazzi, infatti, accedono ai corsi nella maggior parte dei casi senza alcuna preselezione, né sufficiente orientamento: più iscritti uguale aule sovra-affollate, elemento che spesso scoraggia la frequenza delle lezioni e rende difficile, se non impossibile, l’interazione tra studente e docenti.
Altro fattore fortemente influente, secondo quanto si evince dall’articolo, a cui ha contribuito anche Francesco Pastore, professore di Economia politica a Napoli, è la politica attuale di ridurre le tasse per gli studenti iscritti oltre il periodo minimo previsto. Ripensare al sistema delle tasse basato sulla presenza di incentivi per chi rispetta i tempi potrebbe essere, al contrario, uno stimolo a studiare meglio e più in fretta.
I problemi legati al mondo del lavoro e alle scarse opportunità che, al momento, offre ai neolaureati non sono da meno. Non avere sbocchi professionali alla fine degli anni accademici spinge molti giovani a non concludere nemmeno il ciclo di studi intrapreso o, comunque, a rallentare di molto i ritmi universitari. In questo senso, sono le attività di job placement e di diffusione di stage e tirocini presso aziende a dover essere incrementate e consolidate. Le risorse già presenti, e l’impiego di nuove tecnologie, come nel caso degli uffici placement romani, non sembrano essere ancora sufficienti.

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alessandra
alessandra
11 anni fa

a parte i soliti luoghi comuni vorrei tanto sapere dove questi eminenti studiosi hanno trovato nelle università italiane la “tendenza a ridurre le tasse per i fuoricorso”: posso dire, essendo una fc, che sta avvenendo esattamente il contrario! domanda inutile: ma dove vivete? forse per i vostri studi dovreste assumere qualche fuoricorso così conoscereste meglio i mali, quelli veri, del l’università italiana, ma, si sa, fa comodo, specialmente adesso, trovare una vittima sacrificale….

padrone di niente schiavo di nessuno
padrone di niente schiavo di nessuno
1 anno fa

che dire… Se si rifà un esame 8 volte, altri 50 si invecchia e si arriva per forza di cose tardi. Lo stesso esame dove in una o piu’ domande si assiste a scene mute ma che vengono tranquillamente bypassate con 28 a seconda dei casi (in teoria esiste la domanda difficile e la domanda generale). Mentre in altri si prende anche dal 28 al 30L al primo colpo a parità di studio e impegno. Cioè non è che uno sta iscritto e paga tanto per. Se il corso di laurea dura tot, perché la quantità di studio a parità di crediti raddoppia? O perché se ogni anno si cambiano argomenti o puntigliosità d’esame è necessario aggiornarsi di volta in volta malgrado il programma stabilito?
Se ti vedono vecchio sei automaticamente etichettato come nullafacente e nonstudente dal solito mondo online e offline (magari a scuola eri il primo della classe e il genio, magari sai 3 lingue e programmi in 4 linguaggi di programmazione, non importa, il pregiudizio lo tengono comunque… che poi alla fine non mi sembra abbia molto senso come ragionamento).
Se si trattassero poi le persone come tali e non come clienti, numeri di un esamificio, se si attivassero