Docenti Conpass, lettera contro la manovra del governo Monti
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I docenti contro il governo Monti: “La manovra ci penalizza”

da | Dic 2011 | News | 0 commenti

Ancora tagli: è l’accusa che i docenti universitari Conpass (coordinamento nazionale di professori associati) rivolgono alla manovra del governo Monti. I professori criticano in particolare le misure del nuovo esecutivo riguardanti il blocco degli scatti d’anzianità che andranno a penalizzare i giovani docenti.

L’appello arriva dall’ateneo di Bologna, i cui docenti appartenenti al Conpass hanno inviato una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e a Mario Monti, in qualità di ministro dell’Economia ad interim, perché rivedano le misure previste per il mondo accademico.

Nella lettera i professori dicono di non volersi esimere dal dare il loro apporto al risanamento dei conti, ma contestano quello da loro definito “l’intento punitivo e persecutorio contenuto nei provvedimenti legislativi che ci riguardano e che non hanno pari con quelli di nessuna altra categoria”.

Nello specifico assume a loro avviso una connotazione di forte discriminazione il blocco definitivo per tre anni della progressione di carriera dei docenti universitari, il quale prevede che per le categorie di personale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, che fruiscono di un meccanismo di progressione automatica degli stipendi, gli anni 2011, 2012 e 2013 non sono utili ai fini della maturazione delle classi e degli scatti di stipendio previsti dai rispettivi ordinamenti.

Un effetto regressivo che sarà maggiore per i più giovani con redditi più bassi e minore più si sale nella scala stipendiale e di anzianità. Ed evidenziano che il contributo complessivo dei ne assunti sarà perciò dieci volte maggiore del professore a fine carriera. Il meccanismo è ancora più ingiusto in presenza del sistema pensionistico contributivo. I docenti criticano anche il mancato recupero dell’anzianità congelata con il primo scatto successivo al blocco medesimo, che incide ancora una volta maggiormente sui giovani – i quali non potranno più recuperarlo – piuttosto che sugli anziani, pensionandi, rispetto ai quali l’effetto è di minimo impatto.

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