“Leggete, studiate, imparate a parlare con gli altri e lasciate stare quegli apparecchi”. L’invito a mettere da parte i telefonini di ultima generazione viene niente meno che da Kyohito Yamasawa, creatore degli smartphone. Oltre a far parte del gruppo di scienziati che ha inventato i dispositivi dei quali ormai sembra non possiamo fare a meno in nessun momento della giornata, Yamasawa è anche il rettore dell’Università di Shinshu, in Giappone, e ha dichiarato una vera e propria guerra agli smartphone.
In un discorso ufficiale tenuto davanti alle 2mila matricole del suo ateneo, il creatore degli smartphone ha lanciato un ultimatum dal tono perentorio: “o lasciate i telefonini o lasciate l’università”.
Il fatto curioso è che l’anatema contro i telefonini di ultima generazione arrivi proprio da Kyohito Yamasawa, che insegna tecnologie elettroniche ed ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo di questi apparecchi. Le parole usate dallo scienziato giapponese sono durissime: “gli smartphone non fanno altro che avvelenare la vostra intelligenza, la vostra personalità, la vostra creatività”.
La presa di posizione del creatore degli smartphone ha fatto scalpore ed ha diviso l’opinione pubblica giapponese. A difendere i telefonini di ultima generazione sono soprattutto gli studenti, accusano il rettore di ignorare i meriti di questi dispositivi digitali, che pure ha contribuito in modo importante a inventare. La vicenda ha avuto una risonanza tale soprattutto perché, secondo recenti dati governativi, il 63 per cento dei giapponesi nella fascia d’età tra 10 e 19 anni possiede uno smartphone e l’uso pro capite dei telefonini digitali è di 116,9 minuti al giorno nei giorni feriali e 179,2 minuti nei weekend.
Tra gli studenti dell’Università di Shinshu c’è anche chi difende il professor Yamasawa, che – secondo un giovane iscritto a Ingegneria – non intendeva criticare i dispositivi in sé stessi, ma “voleva invitare gli studenti a non dipendere dagli smartphone fino a scordarsi di essere prima e soprattutto studenti”.
